Il Natale porta regali. Si sa. Io, siccome scrivo in differita, ancora non so cosa mi porterà il Ciuchino (come si diceva qui anta anni fa). Credo anche nulla. In realtà non mi importa dei regali ricevuti. Io adoro farli. Sì, me ne lamento, ma in realtà ci godo a pensare, scegliere, selezionare per le persone a cui voglio bene. Poi qualche volta canno, ok, qualche volta non mi impegno, ma di solito sì, Preferisco i regali di Natale a quelli dei compleanni, non so perché. È la magia del Natale? Ci credo davvero? Ma boh, alla fine chi se ne frega.
Quello che è certo è che il Natale è un’occasione per riunirsi. E sebbene io quest’anno abbia il dente avvelenato con mia sorella (una storia che ho parzialmente detto, ma c’è molto di più, forse un giorno ne scriverò, forse no, probabilmente no perché io mi incazzo come una iena sul momento, ma non sono capace di portare rancore in eterno e, per costituzione, rifuggo i litigi: troppo stress odiare qualcuno), Natale non è solo parentame vario. Ci sono gli amici. Ci sono gli amici che vivono e lavorano all’estero per tutti l’anno e tornano… indovinate? Per Natale.
Ed eco che quindi io sono qui che aspetto il mio regalo di Natale. E sono tanto emozionata che devo fare qualcosa mentre aspetto, e quindi scrivo qui.
Ale è l’unica sorella vera che ho. E non è davvero mia sorella. Quella vera se ne sbatte alla grande e vive a una manciata di chilometri da me. Quella acquisita è sempre con me, mi capisce al volo, ha la strana capacità di intercettare con un radar speciale e molto potente il mio stato d’animo, anche quando è oltremanica, e mandarmi un messaggio. Così. Telepatia. Lei ce l’ha. E quando è qui con me è davvero qui con me, se mi fa una domanda è perché le interessa, se mi aiuta è perché vuole farlo, se mi dà un consiglio è quello giusto. Spesso sento che io non farò mai altrettanto per lei. Ma lei dice lo stesso. E io elaboro i dati e viene fuori un amore che riempie il cuore.
Sono fortunata. E lo so. Non capita spesso di avere un’amicizia così, che si batte con gli anni, con i cambiamenti, con 2000 e passa chilometri, 26 ore di macchina, 15 giorni a piedi. E non crolla.
Ho già dedicato altri articoli alla mia Ale, che alla fine è entrata anche nel mio romanzo, come se stessa, ovvio.
Ma non bastano mai.
Mi salvi la vita ogni volta che mi abbracci, Ale. Non ti linkerò questo articolo. Non stavolta. Resti in questa pagina come un piccolo simulacro di carta.
P.S.: poi ho finito di scrivere del Natale. Forse …