
Vediamo da che parte iniziare…
Little Boss ha ormai 14 anni, è in piena adolescenza, gli ormoni le saltellano in corpo come cavallette, il suo Little World è cambiato da quando ha iniziato il Liceo (gente nuova, cittadina invece del paesello eccetera), la sua generazione ormai sta appesa al filo di un Tik Tok. Inoltre mettiamoci una pandemia, la didattica a distanza, la disorganizzazione degli insegnanti, il nervosismo che mette non uscire mai dalla stanza se non per andare in un’altra casa e un’altra stanza.
Queste sono le premesse.
Il fatto arriva l’altra sera, verso le nove, ora in cui di solito io dormo, che non dormissi ancora è stato un caso, anche se l’occhio si chiudeva eccome sul divano. Little scende dalle scale, Vado a lavarmi i denti, dice, è quasi in bagno e mi fa: ah, volevo chiederti un favore.
Spara, rispondo.
Vorrei che quando parli di me, anzi no, scrivi di me, invece che scrivere ad esempio, mia figlia, tu scrivessi mi* figli*.
? (questo è il fumetto che mi è apparso sopra la testa)
Sì, perché io non mi sento Cisgender, ma neanche non- binary, diciamo che sono una via di mezzo della via di mezzo tra sentirmi femmina e non- binary.
??
Mi sento A-gender, ma forse anche Genderfluid, non so.
A questo punto cala il silenzio.
Poi, dopo un po’, chiedo: e che c’entra questo con il ragazzino che hai baciato?
Nulla, lui invece si sente non-binary.
Ah, faccio.
Non credo proprio che scriverò di te così a, per esempio, tua nonna o tuo nonno, dico tornando al punto di partenza. Anche perché poi dovrei spiegarglielo, e io, sinceramente, non ci sto capendo un cavolo.
Lei prima se la prende, poi, dopo un po’ di insistenza, cerca di spiegarmi. E mentre fa schemetti su un foglio e insieme cerchiamo le definizioni, continua a ripetermi che non mi ha chiesto nulla di così complicato: basta cambiare un segno grafico.
Certo, così il caming out di nonsocosa lo faccio io per te…, le faccio presente.
Ma in tutto questo circo di definizioni e scatole di cui non ero, sinceramente, a conoscenza, mi pare che per Little manchi qualcosa: il sesso. Insomma, mi chiedo e le chiedo, come puoi definirti sessualmente senza un’esperienza sul campo? Non ti sembra un po’ impulsiva come scelta?
Lei risponde: ci penso già da ben 6 mesi!
E lì capisco quanta differenza passa tra una quattordicenne e una quarantaduenne: il senso del tempo è molto diverso.
Quindi: lei è sicura, dopo ben 6 mesi di riflessione a 14 anni, di non essere sicura del genere al quale appartiene, nonostante le piaccia un ragazzo, si sia voluta tingere i capelli, stia ore e ore allo specchio, si provi i miei vestiti e mi rubi l’eyeliner.
Ma io, che non voglio ignorare come da copione (è una fase, è una moda, passerà), né voglio ingigantire la cosa (andiamo da un medico per diagnosticarti la disforia di genere), devo perlomeno informarmi.
E così il giorno seguente lo passo tutto a leggere, poi il mio Boss mi dà una rivista (Millennium) con uno speciale dedicato, e io mi addentro in questo mondo con diligenza, leggendo di bambini di 4 anni che già sentivano di appartenere a un genere diverso da quello di nascita. Penso a Little a 4 anni: mi ricordo di una normale bambina, che giocava con tutto, bambole comprese, che amava i puzzle e disegnare. Non voleva vestirsi da maschio, ma nemmeno da femmina: la vestivo io, punto.
Quindi nulla, mi informo mi informo ma ancora sono lontana dal capire come ci si possa non sentire appartenente a un genere. Io questo problema, è vero, non me lo sono mai posto: ci sono stereotipi che ho sempre combattuto, mi sono sempre vestita come volevo, una volta mi sono chiesta se potevo avere tendenze lesbiche (vista la mia storia familiare mi pareva ovvio pensarci), mi sono risposta che mi piacciono gli uomini e punto. Ma questa cosa, questa del genere, no. Non capisco le varie sfumature, la differenza che corre tra un A-gender e un Gender Fluid, ma soprattutto non capisco tutte queste definizioni, queste scatole in cui doversi inserire per forza: ma dico, non puoi farti la tua vita privata e basta? Che c’è bisogno di spiegare tutto tutto? Cosa cambia, mi chiedo?
Ed ecco che la domanda la giro a voi: Cosa cambia?
Forse non sono così aperta di idee come pensavo (eppure ho accettato una madre lesbica, mi pareva di essere molto aperta), oppure sto solo invecchiando e faccio come tutti i vecchi: non mi riconosco nelle nuove generazioni e mi pare che si stava meglio quando si stava peggio eccetera.
Se inizio a scrivere per motti e proverbi fatemi fuori senza passare dal Via…Li