Un piccolo ritaglio di tempo senza significato, questo, che chissà se finirà in circolo nella vena del blog, dipende quanto di quello che voglio scrivere riuscirò a scrivere.
È che tra lavori in corso dell’Amico Speciale* (mi sa che sarà il bianco a dominare quelle pareti, soprattutto dopo aver visto i video di alcuni tizi indiani che il muro lo facevano impazzire con le loro tinte forti e i loro disegnini con pettini e calzini), prenotare la visita dal cardiologo (ora vedremo se il mio cuore è davvero così sano… ho il terrore che lo troverà rappezzato e un pelino indurito), andare a chiedere info in palestra (ho chiesto se esistono esercizi da parete: cioè, io sto alla parete a guadare, preferibilmente seduta), pagare l’affitto (la mia nuova padrona di casa non sa come mi chiamo, sbaglia nome ogni volta e la scelta del nome devo dire che ha del paradossale…)e andare da Lù a farmi i capelli (ecco, ora, siccome sono 5 mesi che non lo facevo, mettere piede in un salone, le persone non mi riconoscono proprio. Della serie, Ma dove sono finite le tue sfumature grigie?) la settimana è volata e siamo già a sabato, in pratica, che poi arrivare a domenica è un attimo e di nuovo da capo.
E in tutto questo andare e venire, corri dal dentista, vai a portare la cartellina a Little Boss, che si dimentica anche la testa, a casa, ritaglia due ore per il sesso eccetera, ho comunque trovato il tempo per riflettere su una cosa che è già un po’ che mi gira nella testa.
Non sono più così disposta a stare dietro a persone che non mi fanno solo ed esclusivamente bene. Così come non sono più disposta a fare cose che non mi piacciono (tranne a lavoro: lì sono obbligata, ma devo dire che le cose che non mi piace fare sono poche). Sembra banale, ma non è mai così, non è mai banale. Tirare fuori la vena egoistica mi ha sempre fatto sentire una merda, Pensi solo per te e mai per gli altri, e allora giù a darsi mazzate su mazzate, Sei insensibile, Sei Stronza, Sei una nullità, SeiSeiSei. Oggi invece l’ho fatto e mi sono sentita bene. Finalmente. Come se mi fossi fatta una carezza. Una sensazione che mi fa bene, che mi rende orgogliosa, quasi.
Oggi ho pensato prima a me.
Ho pensato che non avevo voglia di entrare nel turbine di spiegazioni su spiegazioni, di rinvangare il passato per scoprire che non sarà mai più così (come se non lo sapessi già…), di tentare di reiventare un rapporto che non funzionerà mai.
Il Mentore (è di lui che sto parlando) è stato tanto per me, ma ci sono rapporti che non possono continuare se non con molta fatica, se non con molte spiegazioni, molti Ricalcolo. Non tutti i rapporti possono e si devono salvare. C’è un Tempo per tutto. E per me è ora di dire addio al Mentore. Se fosse una Storia, questa, sarebbe la sua logica conclusione.
E quindi devo rivedere un po’ le mie linee guida (e devo dire che è maledettamente bello poterlo fare, mi fa sentire più matura, in un certo senso, e in effetti lo sono per età): ci sono persone che nella mia vita hanno fatto la differenza, non ultimo lo Shogun, o il Mentore, appunto, ma è che è bene che non siano più nel mio Cerchio. Escludere l’ho vissuto per un periodo di tempo come qualcosa di automutilante, senza fare il dovuto discernimento.
A volte, quando arrivo a queste conclusioni che immagino naturali in una persona adulta, potete immaginare cosa provo…
In ogni caso sembra che io appaia diversa da come mi sento, visto che pochi giorni fa il mio Capo mi ha chiesto un consiglio personale iniziando così: Senti, visto che tu sei una persona equilibrata…
Giuro che ci è mancato poco che le scoppiassi a ridere in faccia.
Ma devo essere onesta: ho sentito una punta di orgoglio.