Il GA e il Viaggio

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Ho passato altri momenti della mia vita durante i quali avevo Grandi Progetti. Sono sempre stata una Donna da Grandi Progetti. Appena me li comunicano salto di gioia come fossi una bambina con lo zucchero filato. Poi l’entusiasmo scema appena arriva quella vocina a dirmi: Grandi Progetti? Non fanno per te. Sei una mediocre. Non ce la puoi fare. Keep calm and Porta i piatti al tavolo Uno. 

L’ultimo non è da meno. La proposta? Scrivere testi per un Grande Artista. Lui mette la musica e io le parole. Funziona così, il Grande Artista è amico di amici di amici. Gli amici all’inizio della lista mi dicono di andare a conoscerlo. Guarda che G.A. è un uomo alla mano, bravissimo. Io ascolto la sua musica e in effetti mi incanto, mi piace, sento che ha qualcosa che ribolle nel sangue ed è simile alla benzina che ribolle nel mio.  Passo ore a sentire le melodie, penso a una selezione di parole che possano andar bene, e una domenica mattina mi faccio dare un turno di riposo e prendo un treno. 

Credo che la migliore cosa che possa capitare all’uomo sia fare un viaggio. Il viaggio, come dice Magris, è tutto per l’uomo. Mi godo ogni minuto sul treno, perché non lo so cosa hanno i treni, ma mi piacciono da morire, mi sembra che siano un covo di vite, e in effetti lo sono. La gente, mentre viaggia, si rivela. È come se la guardassi seduta sul divano di casa sua, in un certo senso. 

Osservo una ragazza in piedi in fondo al vagone, è altissima e bellissima, ha i capelli di Arnorld (Che cavolo stai dicendo, Willis?), non so perché non riesco a staccarle gli occhi di dosso, ha un’eleganza anche nel restare ferma che invidio da morire.

Il treno si ferma. La ragazza con i capelli di Arnold scende in due passi. Quasi mi dimentico che devo scendere anche io.

Il GA abita vicino alla stazione. Solo quando imposto sul navigatore l’indirizzo esatto mi rendo conto di cosa sto facendo: un grosso buco nell’acqua. Mi si sta aggrovigliando lo stomaco, le gambe non sembrano voler procedere un granché e quando busso alla sua porta ormai sembro già il fantasma di me stessa. Con i capelli che sono un casino.

Il GA è un omone sudato e spettinato quasi quanto me. Ha la presa forte e un sorriso buono. Mi fa sciogliere in poco tempo il nodo che ho nello stomaco, mi offre del vino, inizia a parlare dei suoi progetti, mille progetti, talmente tanti che non ce la faccio a seguirli tutti, mi capisci? Certo, certo che ti capisco, GA, tu sei un GA e tutte le piccole Moon come me bussano alla tua porta chiedendo quello che ti sto chiedendo io, e tu sei stanco, vorresti solo essere lasciato in pace, ti capisco GA, non credere, e infatti dopo poco ti faccio parlare di altro, ti faccio raccontare delle piccole cose, che lo so come ci sente, da stanchi, e io alla fine sono contenta così, solo per averti conosciuto, perché ascoltare la tua musica, quella domenica, e poterti chiedere le cose, e ascoltare le tue risposte, mi basta. 

Il viaggio, mi ripeto andando via. 

E nonostante i reciproci contatti scambiati e tutto il resto, so che con GA non si farà nulla. Me lo sento sotto pelle. Ma chissenefrega. È sempre stato il viaggio, Moon, mai la destinazione. 

E io ho ancora un sacco di strada da fare. 

Intanto ho iniziato a scrivere un racconto. Su una ragazza bellissima che ha i capelli di Arnorld. 

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3 pensieri riguardo “Il GA e il Viaggio

  1. Viaggiare in treno piace molto anche a me, nei vagoni ci trovi chiunque, e le persone non cambiano a prescindere da quale prendi e in quale carrozza capiti.

    Nel tuo caso raccontanto mi sa tanto che il GA non era l’uomo ma proprio il viaggio.

    Piace a 1 persona

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