Dopo diversi anni di conoscenza e due mesi più o meno di convivenza, alla fine io l’Amico Speciale ce l’abbiamo fatta: tre giorni di vacanza insieme!
Quindi questo mini tour deve essere festeggiato e immortalato (per me). In occasione di questo il blog si trasformerà (temporaneamente) in un blog di viaggio o Travel Blog che dir si voglia (che poi è lo stesso).
Quindi, GIORNO 1!
Sebbene l’A.S. volesse partire alle 4 della mattina, non so bene per quale motivo, forse per arrivare alle sette a destinazione e portare la colazione a tutti, prendiamo il largo verso le otto e mezza (un orario più consono, direi). Durante il viaggio faccio mentalmente i miei esercizi di scrittura (non è un paradosso, io scrivo mentalmente un sacco di volte, anzi, le volte migliori, direi), mentre l’A.S. mi guarda di sfuggita mentre segue la strada.
Che c’è?, gli faccio.
A che pensi?, chiede.
A nulla di importante. Mi annoto tutte le cose viola che incontriamo durante il viaggio.
Non siamo lontani da Volterra e forse pensa di scaricarmi lì, tra le macerie del manicomio. Ma invece proseguiamo. La direzione è Nocera Umbra, suolo natio della mia, beh, suocera o futura tale (che se non ci sbrighiamo a sposarci mica lo so se ci arriva viva a vedere questo matrimonio). Che poi non è proprio Nocera. È una frazione di una frazione, un posto talmente piccolo che il paesello dove abito a confronto è praticamente New York. Abitanti che si contano sulle dita di una mano, sul serio. Posto incantevole, la casa natia della suocera o futura tale praticamente nuova (ricostruita dopo il terremoto), luogo perfetto sarebbe per scrivere, penso mentre tolgo le ragnatele per entrare in ogni stanza. Poi volgo lo sguardo alla vallata. Ci lascio il cuore e proseguiamo, dopo aver tolto il velo dei ricordi estivi dell’A.S. e il velo dei miei sogni a occhi aperti.

Siccome ormai è l’ora di pranzo ci fermiamo a Nocera Umbra, almeno visitiamo il borgo.
Intendiamoci. Nocera è carina, ben tenuta.


Ma non c’è nulla! Nemmeno le persone! E infatti siamo gli unici avventori del ristorante in centro. Mandando a quel paese la dieta vegana, mi faccio fuori un tagliere di affettati locali e formaggi. Giusto per.
Dopo pranzo decidiamo di fermarci a Montefalco. L’A.S. dice che ci portava spesso gli americani in gita, ma non l’ha mai vista. Avvicinandoci capisco cosa possa aver interessato gli americani. C’è una vigna ogni secondo, forse quarto di secondo. Ci sono talmente tante vigne e cantine che la mia zona, famosa per la via del vino, sembra una dilettante. Il Montefalco in effetti è un ottimo vino, non c’è che dire. E in centro confermo l’attrattiva del luogo, come si vede dalla foto.

Il pomeriggio è ancora giovane però. Prossima tappa: Spello, la città fiorita.
E in effetti Spello è deliziosa, nonostante il vento gelido che mi fa colare il naso dentro la mascherina (ringrazio di essere stata previdente e di averne portate molte). Quello che più mi colpisce sono i vicoli, ovvio. La pro loco di Spello organizza ogni anno una gara tra finestre, balconi e vicoli fioriti. Vince il più bello. No, dico. Immaginatevi ora abitanti di Spello (Spellesi? Spellati?), con una casa che ha un balcone o una scala che si affaccia sul vicolo. Quando è primavera iniziano le danze: spionaggio negli altri vicoli, qualcuno che durante la notte annaffia le piante con il glifosate, altri che comprano tutto il terriccio della zona e lo nasconde in garage… un duello all’ultimo petalo. Ma alla fine la ricompensa è una targhetta di coccio. E un sacco di belle foto che i turisti per caso come me mostreranno al mondo intero.



A Spello però, oltre ai fiori e alla dermocosmesi ottima che se ne ricava, c’è anche un mistero. Per le vie del centro ci sono quasi esclusivamente queste cassette postali.

Sono tutte uguali, dico all’A.S. Non è strano?
Magari gliele ho fornite il comune, risponde lui distratto.
Sì, ma ormai il dado è tratto e per tutto il percorso fino alla macchina non posso pensare ad altro. Perché le cassette sono tutte uguali? E se è vero che il comune le ha fornite perché alcune sono differenti? Ci sarà una lobby di cassette delle posta a Spello?
Mentre ancora rimugino arriviamo all’albergo. A pochi chilometri da Assisi non poteva che chiamarsi Il cammino di Francesco. Non specifica però il Santo, quindi a mio avviso è un posto che non vuole una precisa identità. E in effetti le camere sono anonime e alla reception spesso non si vede nessuno. E poi, il peggio del peggio: asciugamani di stoffa. Mi torna un brivido solo a pensarci. Ma tant’è, abbiamo speso meno che per una cena al ristorante, quindi…
E per la cena tutti a Bastia Umbra! Tutti no, solo io e l’A.S. Bastia by night è carina, mi ricorda un po’ Pistoia. Nulla di che, ma piacevole.

Il ristorante che ho scelto non ci delude. Anzi. Maghiamo in compagnia di un vino di togniazziana memoria.

A pancia piena e dopo aver percorso più di undicimila passi in un pomeriggio (e salito venti piani), crolliamo svenuti sul letto. Prima di dormire faccio giusto in tempo a pensare che le ferie sono cose per giovani. O per gente più allenata, comunque.
P.s. Il mistero delle cassette postali non è stato svelato. Anzi, ora è più oscuro che mai. perché tornata a casa ho guardato la mia, di cassetta postale. ed ecco cosa ho visto!

TO BE CONTINUED…