
Sono le nove e mezzo di mattina e ho in mano il terzo caffè. Ancora in pigiama cerco di elaborare un piano per la giornata. Sì, ok, ho il panico da prestazione del weekend!
Ho due giorni interi solo per me: Little è da suo padre e l’Amico Speciale ha un corso per il rinnovo della patente.
Il mio primo pensiero (no, non appena sveglia, appena sveglia non ho pensieri, iniziano ad affacciarsi dopo il secondo caffè) è stato: vado a fare colazione al bar, come una signora, poi spesa. La cosa mi ha un po’ intristito però e ho spalmato un po’ di marmellata sulle fette biscottate qui, a casa. Per la spesa c’è tempo.
Il mio secondo pensiero è stato: pulisco casa. Non una di quelle pulitine veloci, ma una seria pulizia. Sì, ok, ma piove… se do lo straccio in terra non asciugherà mai. E poi questa casa è buia, non ci vedo con questo tempo. Rimandiamo.
Il terzo pensiero è stato: metti in ordine i fogli per il 730. Sparsi per casa in ogni dove, cercarli è come fare una caccia al tesoro. Ma senza tesoro. Ti spacchi la schiena ora per riavere, se va bene, 200 euro a Luglio. O, come nel mio caso dell’anno passato, rendere 300 euro in tre comode rate sulla busta paga. Lo farò, certo, ma non oggi, che al solo pensiero mi torna su la marmellata.
Il quarto pensiero è andato al concorso letterario a cui voglio partecipare. Ho scritto un racconto quasi due mesi fa per questo concorso e l’ho mandato in giro a fare editing, sperando di avere buoni feedback. E sono arrivati. Più di un mese fa. Così mi ci sono messa, ho riscritto qualche parte, cancellato o modificato parole e ora sembra decente. Trovato un titolo, messo in Times new Romans 12, interlinea 1,5, esportato in pdf. Pronto. Primo premio 500 euro, nulla di che, ma neanche da buttare. Qualcuno mi ha detto che forse quelli che hanno indetto il concorso preferiscono roba un po’ più leggera del mio racconto, ma tant’è. Io non scrivo racconti leggeri, solo mattoni intimisti con la tragedia incorporata.
In realtà stamani dovevo andare in Rsa da mio padre (è stato il pensiero zero appena saputo del wweekend in solitaria), peccato che mi hanno chiamato per una firma e ci sono andata giovedì pomeriggio. Sono rimasta lì un’oretta più o meno. Con mio padre non c’è più versi di farci una mezza conversazione, così mi sono solo seduta accanto a lui per tutto il tempo, stringendogli la mano, in silenzio. Ho osservato gli altri ospiti della struttura. Una signora voleva versare l’acqua nel bicchiere, ma non aveva tolto il tappo. Qualcuno accanto a lei glielo ha detto, ma lei non ascoltava, così presa a non farsi tremare la mano. Un’altra signora mi ha abbracciato e mi ha detto che mi vuole bene. Sono sempre tutti contenti che io ci sia, anche se non sanno chi sono. È un tempo strano quello passato in silenzio senza fare nulla se non stare, appunto. Per mezz’ora ho condiviso il loro modo di passare la giornata.
Comunque ormai ci avviciniamo alle dieci e, a parte lavastoviglie e lavatrice, non ho ancora programmi. Mi sa che per movimentare la giornata andrò davvero a fare la spesa…