Finire in me

post 25
Eccoci qua, siamo quasi alla fine, le vacanze passano davvero veloci anche se non succede nulla o quasi. E devo essermi riposata davvero molto (leggi: dormito) perché stanotte alle due mi si sono spalancati gli occhi e non c’è stato verso di farli richiudere per tre ore buone. Si stava avvicinando un bel temporale e dalla finestra vedevo la luce dei lampi e sentivo il rombo in avvicinamento e tutto questo (luce- rumore) ha contribuito a farmi alzare e andare in cucina, piano per non svegliare Little Boss, precauzione quasi inutile, visto che lei, quando dorme, nemmeno un bombardamento aereo: il sonno dei giusti. Ho provato a leggere, ma l’ereader mi si è bloccato, maledetto touch screen, e quindi non sono nemmeno riuscita a sapere cosa pensa o fa la scimmia di Palahniuk. E allora non mi è rimasto altro che pensare (damn!) e ho iniziato a scrivere una mail mentale a TDL (una cosa mostruosa che faccio spesso) e mi sa che l’elettricità del temporale ha dato il suo contributo, perché era una mail al cianuro, ovvero ero incazzata come una mina, che chissà poi perché si dice così, come se le mine si potessero incazzare, al più esplodono, che è quello che ho fatto, appunto nella mail mentale, sono esplosa, ho deflagrato, gli ho scritto (mentalmente)che era un uomo senza cuore, interessato più ai controfiletti del Ristorante che a me, perché questo, mi ha scritto: siete chiusi, cavolo, e ora dove lo mangio il controfiletto? Mi sento tradito. Tu ti senti tradito, maledetto idiota? Sai dove ti metterei il controfiletto?
Mi ci sono voluti molti minuti di visualizzazioni di prati e spiagge deserte per riprendere sonno.
E poi ecco che la mattina: porca puttana! (Mi perdonerete il francesismo)
Mi bastano tre suoi messaggi in croce ed eccola lì che tutta la rabbia la metto in una bolla e la soffio via, come nelle migliori buddanate zen. Mi manca il tuo sorriso, scrive. E in un nano secondo so che sono fottuta.
Mi sto lavando i denti con Little Boss e lei mi fa: perché ti tremano le mani?
Ah, ah, troppo caffè la mattina, a volte capita, ah ah! (sorriso di plastica)
Lei se ne va rimproverandomi con lo sguardo. Sta cercando di farmi smettere di bere caffè e fumare sigarette, la piccola salutista che mangia solo Nutella al mattino…
Ed ecco che arriva un altro messaggio e io capitolo.
C’è sempre un momento della mia giornata che finisce in te.
Riesce sempre a bloccarmi le parole, la parabola della scrittrice fallita.
Ma abbocco all’amo come un tonno pinne gialle. Quindi vado avanti a scrivere e cancellare, scrivere e cancellare (neurone solitario, grazie di essere ancora dalla mia parte!) fino a che lui non aggiunge: Ti manco?
Mi mordicchio le pellicine per non rispondere (Non rispondere Moon, ti prego!).
Ma sebbene mi faccia uscire il sangue, la mano trova la strada e confesso: penso a te anche troppo spesso.
Eccola, la stupida Moon.
Stupido temporale, stupida me, stupide parole.
La giornata parte male.
Eppure ho un sorriso sulla faccia che mi fa stare bene.

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Più triviale di un film di serie B

post 24
Sono decisamente spiaggiata, il sole mi morde la schiena e i polpacci, non ho voglia nemmeno di leggere: lo spirito delle ferie anni ’60 si è finalmente impossessato di me.
Io e Little Boss siamo sulla sabbia dalle nove di questa mattina (no, non è stato affatto facile trascinarla fuori dal letto, anzi, direi che è stata tutta una storia di moine -subito-, minacce -poi-, corruzione -infine-).
Arriva un messaggio: è l’Amico Speciale. Lui non ha il permesso (io non gli ho dato il permesso) di chiamarmi quando sono da sola con LB. Non che lei non lo sappia, che lui e io ci vediamo, solo che io ho le mie fisime e sono una vera rompicoglioni capace solo di mettere paletti con la scusa di salvaguardare mia figlia, mentre in realtà cerco solo di salvaguardare me (ho scritto una delle cose più oneste degli ultimi tempi. Quindi, se vi sembro un’arpia, cercate almeno di apprezzare questo).
Mi chiede come si sta al mare e io gli rispondo con una foto dell’acqua cristallina. Che fai?, chiedo poi.
Sono sul tetto di casa mia, devo sistemare l’antenna e un paio di embrici venuti via, risponde.
Non ho idea di cosa siano gli embrici (il mio vocabolario non è poi così ampio), ma fingo di aver capito, Buon lavoro! E poi penso a quanto sia sexy l’immagine dell’Amico Speciale che ripara antenna e embrici (non sono animali, vero?): deve avere qualcosa a che fare con qualche retaggio che mi si è attaccato in modo inconsapevole.
E così, anche se mi ero ripromessa di staccarla, questa spina, di nuovo la mia testa frulla mille pensieri, manco fossi un maledetto Kenwood. Tutta roba che ho già analizzato, oltretutto. Ad esempio: perché non ho la capacità di infuturarmi (Platone docet) con l’Amico Speciale? Non sarebbe un lieto fine grandioso? Non sarebbe maledettamente semplice?
Allora, ecco che me la racconto (io me le racconto un sacco):
Dopo un matrimonio devastante, Moon è triste, ferita e decisamente sfiduciata nei confronti del genere maschile. Si sfoga spesso con AS, che è capace di consolarla in molti modi (una delle sue capacità è sdrammatizzarla e lei è una che se non viene sdrammatizzata un po’ rischia il collasso). Passano due anni così, incapaci di muoversi dal primo punto nel quale si sono messi. È una storia immobile, la loro, dove nessuno dice (osa dire) una parola di troppo e se lo fa (Ti amo!) subito si mette a ridere (scherzo, dai!).
Ma a un certo punto qualcosa cambia. Moon si rende conto che l’unico uomo che le è sempre stato vicino in questi due anni è proprio quello che vuole accanto a sé per tutta la vita. Alla va da lui, gli dice: Ti amo, ma non ride. AS attende, convinto sia l’ennesima battuta, ma Moon è seria stavolta, ha lo sguardo serio, perfino le sue spalle sono serie, dritte e frementi – giusto un poco. Il campo si allarga, i due si abbracciano, si baciano, partono i titoli di coda sulle note di una canzone che tutti conoscono.

Ebbene. Non pare anche a voi che ci sia qualcosa che non torna?
Prima di tutto, cosa cambia in Moon? Secondo, siamo sicuri che AS non stia aspettando altro?
Naaa. Questa storia è più triviale di un film di serie B…

Relax or not Relax?

post 23

Come da copione stanotte ha diluviato e ora il cielo è grigio tendente al nero. Perfetto. Little Boss ancora dorme, ché se non la sveglio io con le paroline magiche (pane e Nutella) arriva fino a mezzogiorno. Nessun programma per la giornata, a parte fare il pesto. Che come programma è un po’ miserino.
Il mio problema è che non so come ci si rilassa. Una cosa particolarmente odiosa, visto che sono in ferie e sono al mare. Io, il concetto di relax, proprio non lo conosco. Non so stare senza fare nulla. Ho bisogno di programmi, progetti, e sì, lo so che avevo detto andrà tutto bene, sono in vacanza, ho staccato la spina eccetera. Ma questa spina staccata dalla mia vita la devo riattaccare da qualche parte.
Quindi cerco qualcosa da vedere/visitare/fare nei distorni: San Google. E scopro che nei dintorni non c’è altro che mare. Mare, scogli, tramonti, spiagge.
Il piedino inizia a battere nervoso. Perché qui l’unica cosa da fare se diluvia è fare una partita a Machiavelli, ma mi chiedo: quante partite dobbiamo fare per sbarcare una giornata intera? Maledizione, possibile che la mia inquietudine sia salita in macchina con me(era forse nel bagagliaio, che non l’ho vista?) e mi abbia seguito fin qui?
Zitti tutti!

Un raggio di sole ha bucato una nuvola.

Little Boss: pane e Nutella!

Essere altro

post 22
Nell’aria c’è profumo di sale e piadine. E citronella e olio al cocco e limone. L’acqua è cristallina, non me lo aspettavo davvero, non me li aspettavo, i pesci sui piedi. E invece ci sono.
Nella casa che ho affittato a un prezzo regalo, che manco una televendita, c’è anche un cortile, un dondolo e un tavolo con le panche. Ed è qui che sono piazzata, carta e penna, old style, mentre tento di difendermi dall’attacco delle zanzare che siccome con il mio corpo non ci hanno banchettato per un estate intera, ora si stanno rifacendo, indubbiamente sono affamate. birra, penna e sigaretta. Tutta una serie di 1 che mi fanno stare benissimo. Little Boss è in camera che legge e io qui che scrivo, se non fosse per il cane dei vicini (che ormai ho soprannominato  Tre zampe per ovvi motivi) che uggiola per la solitudine sarebbe un Momento Perfetto. E anche se domani dovesse piovere, anche se tutta la settimana piovesse a dirotto, sarebbe comunque una splendida vacanza. Perché finalmente sento di aver staccato la spina dalla mia vita. Una pausa, please. Come se qui potessi essere altro, vivere altro, sentire altro. E infatti il pensiero di TDL, del mio ex, perfino dell’Amico Speciale è lontanissimo, contribuisce la salsedine, si vede, che incrosta il mio cervello come fa con le porte di legno, ma fa lo stesso, mi fa bene.
E quindi nulla. Mi godo un tramonto che mi sembra di non vedere da anni, poso la penna e mi regalo un piccolo, piccolissimo, accennato sorriso.
Una cosa piccola ma buona.

Birra, sigarette e sesso

post s.n.

E siccome Qualcuno mi ha detto che in questo blog manca La Parte Bukowski, stasera ve la scrivo.

 E siccome questa è una serata di birra e sigarette mi sento libera, anzi, liberissima, di parlare di sesso.

La colonna sonora è delle migliori, gli Weezer con Undone, una delle mie preferite, manco lo so perché, ma non decido io, decide il Mio Amante Preferito, Spofity, e io lo assecondo e mi chiedo, Ma mi ha seguito nei locali in questi anni? Si è infilato nelle mie cuffiette? Ha hackerato il mio pc? Ha scoperto che scaricavo musica con Torrent?…cazzo! Scatta la denuncia?

Comunque, dicevo, sesso. 

Una delle cose più controverse dei miei 40 anni. Nel senso che per troppi anni ho fatto sesso scadente. No. Ho fatto sesso. E io sognavo di fare l’amore. E sognavo, e mi dicevo che fare l’amore avrebbe cambiato tutto, che in passato lo avevo fatto (davvero?) e che c’era solo questa differenza sostanziale: si fa l’amore con chi si ama, e si fa sesso con chi non si ama. Semplice. Efficace. E adesso arrivano i No Doubt con Just a girl a dirmi che… che cazzate ti sei raccontata per anni! 

Ero solo una ragazzina… hanno ragione i No Doubt. 

Il fatto è che non avevo trovato uomini che ci sapessero fare. Che si perdessero un po’ con me. A capire. A studiare. Insomma, gente!, un po’ di sana fatica a capire cosa cavolo vogliono le donne a letto? 

Perché, più o meno, quello che vuole l’uomo, più o meno eh, lo sappiamo. Ma quello che vogliono le donne… ecco, ce lo chiedono! Eccheccazzo! Non può davvero esistere che un uomo con cui sono uscita mezza volta possa chiedermi Come ti piace? Aiutami, fammi vedere. 

NO. Non funziona così.

Non funziona così per me, almeno. 

Funziona che ti ci perdi, ti ci smazzi, e allora se proprio vuoi, te lo dico.

Insomma, ci vuoi almeno perdere tempo, con me? O deve essere tutto semplice fin da principio? 

E allora mi dico che non c’ho capito nulla per anni. E che il sesso non ha a che fare necessariamente con l’amore. Credo. Anzi, no. 

E io e l’Amico Speciale ce lo siamo detti molte volte, che se la gente facesse più sesso starebbe meglio, sarebbe più rilassata. L’Amico Speciale ha ragione. E noi siamo, difatti, più rilassati. Quando lo facciamo, ovvio. Perché i benefits con lui di cui parlavo, sono questi.: un buon sesso. 

E sebbene l’Amico Speciale sia stato speciale per un sacco di cose anche fuori dal letto, di sicuro è lì che mi dà il massimo. È l’unica persona che mi abbia fatto sentire amata e capita sotto le lenzuola. Poi va detto che fuori da lì… ma questa è un’altra storia.

Stasera è una serata di birra e sigarette e si parla di sesso. 

E io che ho una figlia ci penso, che lei deve sapere. Che deve capire. Che alla fine perché questa cosa va fatta male se sai come farla bene? Che sì, l’amore è un valore aggiunto, che sì, essere innamorate è importante per stare bene, ma che bisogna anche sapere come farlo? Io mi sento così stupida, a volte. Così ritardata. E non voglio che mia figlia si senta così, alla mia età. 

E io e l’Amico Speciale sappiamo (o almeno lo so io ) che alla fine nella vita conta solo stare bene. Almeno un po’. 

Almeno per un momento

 

Ferie, compleanni e bebè

Post 21
Sono ufficialmente in ferie da tre ore e diciotto minuti.
Ho fatto un turno massacrante, oggi, scrostato forni, teglie, pulito pavimenti (il Ristorante deve essere perfetto prima del riposo), ma finalmente sono a casa. Il mio ex mi ha portato Little Boss che sarà tutta per me, 24 ore su 24, per i prossimi dieci giorni. Domani partiamo per una settimana di mare (il tempo sembra già invernale, ma chissenefrega, il mare è bello anche così, quando non se lo fila nessuno), mi riposerò, leggerò, scriverò.
Tutto sembra un idillio, ora, che è il sabato del villaggio.
Ho solo un ultimo scalino da fare, uno piccolo, una festicciola di compleanno di mia nipote, la figlia di mia sorella, anni quattro. Non sarà poi così terribile…
Quindi regalo incartato (un miracolo che abbia trovato nascosta in un cassetto una vecchia busta decorata), capelli messi in piega (io e Little Boss), mi sento benissimo, tanto che decido di dare la seconda occasione a un paio di scarpe con tacco dieci che ho comprato questa estate.
La casa di mia sorella, invece, è un inferno.
Bambini che urlano, piangono, corrono. Genitori che parlano di pannolini e grembiuli dell’asilo. Vecchi che parlano di badanti e malattie.
Ok. Sapete quella cosa del Partito dei Cinici, no? Sono ancora militante, specie durante le feste di compleanno, che non ho mai del tutto apprezzato, nemmeno quando dovevo portarci Little Boss (ormai lei è nell’età in cui le feste si fanno con una cena in pizzeria tra amiche), ricordo che mi portavo sempre un libro da leggere, sceglievo un posto isolato e via.

Ma ORA. Ora che questo periodo per me è passato, non ricordo nemmeno più come si fa conversazione. Ma tanto sarebbe impossibile farla, vista la cacofonia.
Quindi lascio che Little Boss confabuli con quei due/tre bambini della sua età (fratelli maggiori di nanetti dell’età di mia nipote) e mi metto a guadare.
Mia sorella ama fare le feste a tema e quest’anno ha scelto il Messico. Quindi mi prendo un sombrero, stappo una Corona e mi siedo accanto alla pignatta (in seguito questa cosa si rivelerà una pessima scelta: i bambini con una mazza da baseball in mano sono armi improprie).
Mi avvicina una mamma che non ho mai visto, pancia a occhio e croce sei mesi, suo figlio sta sbizzando attaccato alla porta della casetta di legno mentre il padre cerca di farlo uscire tirandolo per un braccio. Che bella festa, mi dice, tua sorella è davvero brava!
Cerco di mettermi nei suoi panni: gravidanza durante l’estate, piedi gonfi, un bambino che urla per ogni pinzo di zanzara, un marito che sembra la brutta copia di Woody Allen (ma senza umorismo). In effetti questo per lei potrebbe essere El Dorado. Sorrido come un automa , ma non le dico nulla. Lo so che non si fa,  ma ha l’effetto voluto e lei se ne va.
Passo le tre lunghissime ore che dura questa agonia sbocconcellando sandwich, bevendo caffè e cercando di non sbadigliare vistosamente. Little Boss è sparita sul retro: meno male si è aggiunta anche qualche bambina.
Rifletto molto, in queste tre ore. Rifletto sul fatto che sono in una fase pericolosa. I bambini, prima di Little Boss, non mi sono mai piaciuti. E nemmeno dopo, a dire il vero. Io ho amato alla follia Little Boss quando era un batuffolo cicciottello e vomitava pappette, non so perché, ma era adorabile anche quando dovevo cambiarle il pannolino o piangeva perché voleva guardare i cartoni animati. Ma gli altri bambini non è che mi piacessero molto. Non sono il tipo che Ma dai, come è carino, posso prenderlo in braccio?
E invece ora è già qualche mese che i bambini piccoli mi fanno una strano effetto: tenerezza. Vengono al Ristorante dentro le loro carrozzine e io sono già lì che faccio facce da scema mentre li guardo. Ecco, se devo dirlo, sono diventata altamente tollerante nei confronti dei bambini. E questo mi preoccupa. Perché avere un bambino ora, per me, nella mia condizione un po’ parecchio disastrata…sarebbe come guidare una Ferrari senza sapere cos’è un cambio. Eppure. Eppure siamo agli sgoccioli, pensa il mio corpo. Non avrò mai più un altro figlio, pensa la mia mente.
Eppure nulla, Moon
.

Togliti dalla testa tutte le tue idee assurde, guarda ancora questi bambini urlanti e fai il conto alla rovescia per Little Boss: taglio della torta e dopo dieci minuti che è andata via la prima famiglia (prima sarebbe scortese) andiamo a casa.
E domani si fanno le valigie e andiamo al mare.

Gelosia gelosia canaglia

Post 20

La gelosia non mi è mai piaciuta. 

È un sentimento che vedo come un acido, corrode ogni cosa che tocca. Eppure, certo, anche io sono stata gelosa, a volte, non molte, direi, ma abbastanza da sapere quanto sia potente. È una vera e propria arma. E va usata con moderazione.

Ma io, tipetto un po’ stronzo, oggi ho voluto provare il tutto per tutto. Sono nella categoria dei Messi Male, cercate di capire. Non sono una stronza per natura, e in effetti quando ci provo di solito i risultati sono scadenti.

Ora di pranzo, al Ristorante. Arriva un tipo con cui sono uscita una volta, un Tipo Molto Carino, in effetti, ma interessi in comune: zero. Un bravo ragazzo, davvero un bravo ragazzo, ma io sono un po’ difficile, cerco di escludere la parola Accontentarsi dal mio vocabolario, e quindi dopo la prima volta non l’ho più cercato. Ma siamo rimasti in contatto, ogni tanto un messaggio di Come stai e oggi passa a trovarmi, dice, che è tanto che non ci vediamo. E poi ho fame. Giusto. Chiacchieriamo amabilmente del più e del meno, la sala è quasi vuota, un paio di volte riesce addirittura a farmi ridere, cosa mica facile ultimamente, il tempo vola e lui sta per andare via , ma sento che, nonostante la timidezza, vorrebbe dirmi qualcosa di più, ed ecco che arriva il Tizio della Luna con due suoi colleghi. Ed ecco che entro in modalità Stronza. 

Li metto a sedere e torno dal TMC (Tipo Molto Carino), allungo il brodo facendogli qualche domanda, in pratica lo costringo a restare, ma non vuoi un caffè? Offro io! Magari un amaro? No, grazie, prendo il caffè, ma non posso bere, dopo vado a fare un giro con la mia BARCA. Si accende una lampadina e ora la modalità passa a Super Stronza. Il fatto è che TDL ha una vera e propria passione per le barche. È una cosa che con DSV non ha. È solo sua. E per poco tempo, solo per poco, il tempo che ci siamo visti, l’ha invece condivisa con me. (DSV ha paura di salire a bordo, non è che ero una prescelta o altro, se è questo che vi viene in mente. Io, al contrario, adoro il mare). In pratica: io amavo andare in barca e lui era felice che io mi fidassi di lui al punto da salirci. Come se il prescelto fosse, al contrario, lui.

Attenzione. Adesso scatta la trappola che ho in mente. A TMC dico, a voce alta: oh, wow! Una barca! Mi piacerebbe farci un giro.

Lui risponde da copione. Immaginate una risposta da copione e sarà la sua.

Intanto getto occhiate fugaci al tavolo di TDL, che sta ascoltando. Soddisfazione estrema. 

TMC timidamente mi chiede se magari, dopo il giro in barca, possiamo anche cenare insieme. Ma lo dice piano. Maledizione. Quindi sono costretta quasi a urlare quando dico: Una cena insieme? Splendido! Fammi sapere quando sei libero! 

Ciao (sorriso timido di TMC).

Ciao (super sorriso non di ordinanza mio).

La trappola è scattata. TDL ha sentito tutto e ora sono pronta ai suoi messaggi di gelosia. 

Perché mi dirà qualcosa. 

Prima lo avrebbe fatto di sicuro.

Lo farà.

Ma non lo fa.

Nulla.

Trappola fallita. 

Nessuna reazione.

Nessun messaggio. 

Se ha sentito tutto, non dà segno che gliene importi, che esca con una altro, in BARCA. 

Merda.

E ora mi ritrovo con un appuntamento con una tipo che nemmeno mi interessa senza aver ottenuto nulla.

Altro che Stronza. Sono una Sfigata.

La gelosia corrode ogni cosa anche quando non c’è…

Di cosa parliamo quando parliamo di ex

post 19

Questa sera sono qui che penso. Sì, lo so che non è una novità, come dice l’Amico Speciale Io penso troppo. Che poi, come si fa a pensare troppo me lo deve ancora spiegare, anzi, mi chiedo, come si fa a pensare meno? Perché io, di sistemi, ne ho inventati a dozzine, ma l’unico che ha funzionato (e nemmeno poi molto) non ve lo dico.
Comunque. Sono qui che penso.
È passato un mio amico a trovarmi, un ragazzo che conosco da molto, due chiacchiere, ceniamo insieme? Ma sì, dai. Faccio una pasta veloce eccetera. E alla fine sono ricaduta nello stesso errore. Ho parlato del mio ex. Di quanto mi faccia incazzare come un toro appena vede la bandiera rossa. E sono due anni ormai che non parlo d’altro alla gente. Di quanto sia ingiusto avere una situazione devastante con un ex che insulta e minaccia e una figlia quasi adolescente di cui preoccuparsi e lui non mi parla, lui offende, non ragiona, e il tempo doveva sistemare le cose e non l’ha fatto, e ora sono stanca, e devo preoccuparmi davvero della mia incolumità?, ma perché non si trova un’altra e se ne sta zitto? E tutte le solite cose.
Da due anni
.
Insomma. Alla fine mi vengo a noia da sola. Forse è per questo che faccio un po’ la gnorri sull’argomento, qui, su questo blog: perché mi è venuto a noia. IO mi sono venuta a noia. Sempre a lamentarmi di non poter far questo. O quello. Quando la colpa è solo mia: mia che ho permesso; mia che non agisco; mia che me la prendo.
Però, scusate, il fatto è che ho passato metà della mia vita (vera) con quest’uomo. E sebbene mi chieda come tutte le donne farebbero nella stessa situazione: ma come hai fatto?, beh. In qualche modo ho comunque fatto, non credete? E questa è un’altra delle cose che non ho risolto della mia vita. Un’altra domanda a cui non so rispondere.
Fatto sta che il mio amico mi ha detto, dopo ore di dialogo (leggi: monologo), che stavamo parlando di niente. E che l’unica soluzione era andarmene. Andare via proprio. Via di qua. E portare Little Boss come me.
Ora. A parte il fatto che non posso farlo, avrei un inseguimento in stile Thelma e Luoise prima del burrone.
Ma in ogni caso, sto pensando, sebbene la soluzione sia splendida per Me, magari non lo è per Little Boss. Ho passato tutta la sua vita a pensare a cosa potesse essere meglio per lei. E per farlo mi ci sono sbattuta, l’ho ascoltata, anche quando piangeva per le maledette coliche, e ho cercato di entrare in contatto con lei in mille modi. L’ho guadata: da vicino, da lontano, anche da media distanza, che non si sa mai.
Tutto ciò che chiedo, ora, è poterle dare opportunità. Non negargliele. Tutto ciò che vorrei è che fosse non certo felice, non sono così stupida, ma almeno sicura del suo nido. Conoscete la Teoria dell’attaccamento di Bowlby? Se non la conoscete, conoscetela. Perché a me ha cambiato la vita.
Un nido. Almeno questo. Il nido sicuro dal quale partire.
Alla fine, visto che in teoria sono fatta di stecchi e bava, non dovrebbe essere così impossibile…

 

Lettera non spedita n. x

Post 18
Caro Tizio della Luna,
Eccomi ancora qui, in questo spazio che non sarà mai nostro, ma solo mio. È lo spazio delle Lettere Non Spedite (LNS) a te, hai proprio una cartella sul mio Mac, una cartella con un nome poco fantasioso, in effetti: LNS a TDL.
Questa è la numero x. Perché ho perso il conto e sono troppo pigra per farlo adesso, allora questa sarà solo la numero x, che non serve altro. Tanto qui il Tempo non conta, conta solo quello che ancora mi ostino a sentire quando ti vedo, come oggi, quando sei arrivato e ti sei seduto, da solo, al tavolo del Ristorante che sai essere quello che riesco a vedere da ogni angolo della sala. E le tue parole sussurrate, perché, cavolo, non ce la fai proprio a dirle con un tono di voce normale, devi per forza dire le cose come se fossero un segreto erotico, e allora mi fai pensare a quello, a te che mi esplori, alla tua bocca vicino all’orecchio, e tutto, lo vuoi capire che tutto diventa più difficile? Ma lo fai apposta? E anche quel leggero sfiorarmi la mano, quando ti porgo il piatto… e quel sorriso un po’ malinconico quando te ne vai… insomma. Così non me la rendi facile, caro mio. Io che in testa ho solo questo: infilarti nell’oblio. E tu che mi parli delle tue piccole cose, tra una caraffa di acqua e un caffè, tutte le tue parole mi restano dentro e io che vorrei poter smuovere i monti per poterti stare vicina in una piccolissima difficoltà come Non si accende più la macchina, mi trasformerò in meccanico per te, so guardare i livelli, magari ti cambio la guarnizione di testa o il motorino di avviamento.
Il fatto è che sento che non è finita.
Sento che c’è ancora qualcosa.
E lo so che potrebbe essere( sì, uso il condizionale, ma non dovrei) solo la mia immaginazione, ma nei tuoi occhi io lo vedo un pezzo di me, io lo vedo che una piccola parte di Luna ancora la guardi, magari la notte, magari quando sei da solo, magari pensi ogni tanto alle sensazioni che ti ho dato, alle canzoni, alle parole, alle mie labbra, a quella maglietta che mi hai regalato e che non riesco a indossare per paura di sciuparla, a quella Casa che eravamo, anche se lo so che non era reale, che era nei nostri sogni, nei nostri Forse e nei nostri Però.
Me ne sono andata io.
Lo so.
Tu mi avresti tenuto con te, in un modo o nell’altro.
Ma sarei stata una seconda scelta.
E io non me lo merito.
Ma non so se sto aspettando di dimenticarti.
O sto aspettando Te.

Virgola, virgola, virgola

Post estemporaneo del 16 settembre

Oggi mi sono davvero massacrata con il lavoro, ho dormito l’equivalente di una notte in tre notti (pagherei a sapere come si nutre l’insonnia, che mostro terribile che è, maledizione!) e quindi ora mi sa che sono davvero stanca. 

Ma domani ricomincia la scuola…

Little Boss è su di giri, mia figlia è magica, ma davvero strana, non vede l’ora dei essere a domani, non fa altro che parlare, sorride, si agita per questa o quella cosa che non è proprio perfetta nel suo zaino, pensa a come migliorarla e allora disegna una nuova cover (lei la chiama così, non date colpa a me) per la scatola di latta delle matite, poi si ricorda che ha fatto un piccolo errore ortografico nel riassunto che doveva fare di un film(tristissimo) che gli hanno assegnato per le vacanze, e allora eccola lì che corre a ricopiarlo da capo, Mi aiuti per favore? Me lo detti? 

Eccerto che te lo detto, sei la luce dei miei occhi, ma ora di luce non ne ho molta, negli occhi, perché mi si chiudono proprio se sto sul divano a dettarti questo riassunto, Ma come cavolo le metti le virgole, LB? Non si mettono a intuito, ci sono delle regole! Ma io sono creativa, mi fa, mi piace scrivere creativo, e sebbene mi si stia sciogliendo il cuore per queste parole, sebbene io la adori come non mai perché alle volte è davvero creativa, nel modo giusto dico, stravolta la devo proprio cazziare, faccio la maestrina, che poi è una cosa che faccio spesso, proprio un difetto che dovrei correggere, e discutiamo sulle virgole e ci battiamo il cinque per le poche che approviamo entrambe. 

E sì, mi si chiudono gli occhi, ma stare con lei è sempre splendido, divertente, emozionante, e questa pausa che mi prendo da lei la prendo perché si sta facendo bella per domani e ha bisogno di tutte le sue cose, nel bagno: musica per l’occasione, una spazzola e la piastra per i capelli. Ma non di me. Non ora. Cavolo. 

Come sta crescendo.  

P.s. Le virgole le metto anche io un po’ a caso, un po’ per istinto. Ma non diteglielo… Sopratutto stasera, che il mio neurone solitario si sta lentamente dimezzando…