Di nuovo qui, a parlare di un mio vecchio e caro amico che credevo si fosse addormentato, che mi avesse lasciata in pace per sempre, e invece…
E invece il furbetto stava solo aspettando il momento giusto per rimettersi a lavoro, per tornare a tormentarmi.
Sì. Sto parlando proprio di lui: il Censore, l’”amico” (qui le virgolette ci stanno più che bene) grazie al quale ho iniziato a scrivere questo blog.
Quindi insomma, il Censore, che per anni è stato quieto, lo è stato solo perché, beh… non scrivevo davvero. sì, ok, ho scritto un pessimo romanzo lampo, forse un paio di racconti e centinaia di pagine farlocche. Ma ora che ho iniziato questo corso alla Holden eccolo che mi bussa alla spalla con il suo dito scheletrico e puntuto (proprio in quel punto della Carogna, per intenderci) e mi fa:
Quindi ora sei convinta di stare per scrivere un romanzo catartico… (risatina sotto ai baffi, anch’essi scheletrici e puntuti)
Chetati, rispondo (più sono incazzata e più il mio dialetto esce)
Sì, sì, io mi cheto, come dici tu. Ma sai che ormai sono anni che non scrivi più con quella voce, vero? ora sei solo capace di buttare tre righe qui, in un blog che nessuno legge e dove scrivi cose che nessuno capisce perché sei troppo autoreferenziale.
Ringhio un po’.
E poi, continua lui (mano sul fianco, dito puntato come se fosse in una sit-com americana ambientata nel Queens), non sei neanche riuscita a capire il compito! Dovevi scrivere il soggetto del tuo romanzo e invece hai scritto…cos’è che hai scritto?
Oh, va bene! È solo che credevo di dover scrivere il soggetto a grandi linee, lui, il docente del corso, mica ce lo aveva spiegato, eh! Sono un po’ risentita, ma in realtà ho cannato alla grande sin dal primo passo: bella prova, Moon…
Insomma, mi vuoi dire che stai scrivendo il grande romanzo catartico, che vuoi scrivere questo e poi basta e che sei talmente dilettante da non sapere come si scrive un soggetto per un romanzo? Insomma, guardati: fai pena. E fa per andarsene.
Ehi, non provare a darmi le spalle, lo richiamo. Tu sei qui per umiliarmi e sbeffeggiarti di me, quindi hai il dover di sentire anche la mia parte!
Eccolo che torna. Si ferma, mi fissa.
E io zitta.
‘mbeh?, mi incalza.
Faccio spallucce.
Non sei ancora pronta per scrivere il grande romanzo catartico della tua vita, conclude lui prima di sparire.
Detesto dar ragione al Censore, ma stavolta…
Comunque ok, nel mio acronimo c’è la parola Ostinata. E anche se da questo corso non verrà fuori il grande romanzo eccetera almeno devo provarci. E per provarci basta che sia furba quanto il Censore.
Basta che smetta di ripetermi ogni cinque minuti che questo sarà il Grande Romanzo Catartico della mia Vita…