Ci sono settimane che le cose precipitano e non puoi farci nulla.
Quella appena passata sembrava fosse iniziata bene. Un lunedì relativamente tranquillo, mi sono imbottita di informazioni per una pensione integrativa e ho, di nuovo, testato la chat GPT, ovvero Charlie. Oltre ad avergli chiesto di svariate canzoni, come mi aveva suggerito barbara, ho provato la strada dell’editing. Gli ho sottoposto un mio racconto per avere un parare. Prima dicendogli che era mio, poi dicendogli che era un compito. Il parare è stato lo stesso, quindi almeno so che non è un lecchino. Alla fine gli ho dato da scrivere un racconto, stesso tema del mio, per testare le sue capacità letterarie, visto che ho letto che già in molti hanno scritto libri in collaborazione con Charlie. Si vede però che gli altri libri non erano letterari, ma tecnici, perché ha esordito con un incipit alla Snoopy-scrittore, tipo: era una notte buia e tempestosa… un disastro, con annessi errori ortografici. Per ora almeno non ruberà il lavoro agli scrittori di romanzi.
Anche Martedì è stato un bel giorno. In serata avevo una cena con i miei amici del gruppo di scrittura e si è presentata una nuova ragazza, donna davvero in gamba, mi è piaciuta fin dal primo momento. Ci siamo scambiate titoli e consigli e sono certa che non smetterò di chiederle della sua religione, il buddismo, che tanto mi incuriosisce.
E poi Mercoledì le cose sono precipitate.
So che dovrei averci fatto il callo, ma la malattia di mio padre, oltre ad essere già una brutta bestia così com’è, peggiora in modo improvviso e mi ha costretto ad assentarmi dal lavoro e cercare nuovi medici e trovare un supporto alla badante 3, che da sola non riesce più a gestirlo. Lo psichiatra che lo ha visitato mi ha detto che le sue esplosioni di rabbia sono come le bizze dei bambini: non si vuole lavare? Urla. Gli ha dato delle medicine, con poca speranza però. Non si torna indietro, ha detto. Devi attivare più aiuti possibili, ha continuato. Sennò alla fine le medicine le devo dare anche a te. Medico onesto, mi è piaciuto.
Seguo il suo suggerimento, quindi, e già da oggi mi attivo. Intanto ho richiamato Badante 2, qualche ora, così quando sono a lavoro sono più tranquilla.
La cosa positiva è che il mio georgiano improve. Adesso vado in giro per il mio paesello, dove ho scoperto esserci altre badanti georgiane, e saluto allegra:Gamarjoba! Con Badante 3 ormai tento di comunicare quasi solo in georgiano, khval vmushaob, domani lavoro, le dico, me ara ak, io no qui (vabbè, non sono brava, ma l’importante è capirsi). Lingua impronunciabile in molti casi, per dire casa, sakhlshi, mi si annoda la lingua.
Nel tempo libero, quando non lavoro e non sono da mio padre, tra lo studio del georgiano, la cena e un po’ di serie tv con l’Amico Speciale, mi sono fissata con le cose da donna. Le chiamo così perché le ho sempre chiamate così. E non le avevo mai fatte in modo assiduo. Parrucchiere? Una volta ogni sei mesi. Estetista? Mai.
Invece ora a farmi i capelli ci vado anche due volte al mese, ceretta, pulizia del viso e laminazione delle ciglia dall’estetista, una volta a casa mi faccio anche la manicure, con tanto di smalto che non potrei portare (ma è una cosetta invisibile, infatti a lavoro nessuno se ne è accorto), mi do due creme diverse per il viso al giorno. Sembra che sia una risposta allo stress. Siccome mi dicono che in questi casi, quando bisogna occuparsi di un familiare invalido, è importante prendersi cura anche di se stessi, allora io rispondo con un pigiama nuovo e le pinzette per le sopracciglia. Non credo sia la risposta giusta, nel senso che mi sa che non è sufficiente la piastra per i capelli, ma oggi lo chiedo alla psicologa che ha accettato di seguirmi. Magari mi dà qualche consiglio aggiuntivo.
Intanto nakhvamdis a tutti.