Accanto al mio albero di Natale, ascoltando una compilation rock di Natale (con delle perle uniche, tipo i blink con I won’t be Home for Christhmas, una delle mie preferite. E, naturalmente, Feliciano, sempre lui, again… potrebbe essere il mio personale incubo di Natale per tutti gli anni a venire), scrivendo dalla parte sbagliata del foglio, come sempre, pensando alla conversazione che ho avuto con TDL giusto stamani.
Tutto questo genundiare prefatorio sta a simboleggiare che tutte queste azioni sono ancora da finire, e da definire anche.
Il fatto di non scrivere più di TDL qui ha paradossalmente segnato una nuova fase in cui ci sentiamo e ci parliamo di più. Certo, non come prima, sia nella quantità che, sopratutto, nel modo. E credo che questo sia un bene. Sentirci, dico. Mi aiuta a farlo scendere da quel piedistallo sopra al quale lo avevo infilato qui, in questo blog. Lo rende più vero, e quindi più sopportabilmente dimenticabile. Sopratutto in questi giorni mi sono resa conto che più ci parlo e più trovo lontane le nostre visioni del mondo. Mi sta cadendo quel prosciuttino sugli occhi che l’innamoramento mi aveva regalato. Questo non significa che non mi piaccia più, TDL, ma ora è umano. È solo un uomo. Non c’è più quel concetto ineluttabile di Destino che mi faceva disperare la notte, piangere il giorno, soffrire sempre. Sto guarendo e lo sto facendo nel modo giusto. Il Tempo ci ha messo il suo zampino. E sono certa che non passerà ancora molto prima di riuscirgli ad essere amica e basta. Dopotutto l’ho scelto perché è una persona interessante, e questo è, questo non cambia.
Per il resto ho passato un weekend bipolare: da un lato il lavoro che mi ha spento come se fossi stata una candela, dall’altra l’Amico Atipico è venuto a trovarmi, smaronandosi con un viaggio lungo e complicato e ricevendo in cambio una mezza Moon (ma anche una burrata, un albero di Natale da fare insieme a Little Boss, un’ emergenza luci dell’ultimo minuto e una notte in un piumone che fa ottomila gradi… sì, ok, non sono tutte cose positive, ma almeno non si è annoiato, no?). il risultato è che stamani mi sento bene, equilibrata ( e per me è una sensazione assai rara), positiva, nonostante un mal di testa che mi fa sorgere il dubbio di dover partorire la Minerva del nuovo millennio.
E quindi posso riflettere con calma sulla conversazione con TDL. Mi rimprovera sempre di non pensare a me stessa, di mettermi sempre in secondo piano. Non ha torto. E io infatti gli do ragione. Solo che non ci trovo nulla di male. Nella vita ti devi dare delle priorità. E io ho Little Boss come priorità. Che poi io sono capace di amare così: o tutto o niente. Ed è probabile che sia precisamente questo il mio problema, con gli uomini (faccio così, amo mettendo me in secondo piano e poi lì resto, e quando me ne accorgo e faccio il passo avanti scoppia il casino), ma sono sicura che non lo è con Little Boss. Sarà lei a costringermi a mettermi in primo piano tra poco, perché non avrà più così bisogno di me, farà la sua vita e io potrò solo essere lì a guardare. Ma ora, ora, ha bisogno di me. Del mio aiuto, del mio sostegno. Non posso pensare prima a me, alle mie necessità, perché sono una madre. Non ci trovo nulla di sbagliato. Forse è perché in fin dei conti sono stata cresciuta così. O forse perché lo sento e basta. E aggiungo sul piatto che comunque amare mi fa bene. Anche amare è una forma di egoismo. Forse la più grande.
Potrei chiudere il discorso dicendo : ma TDL è un uomo, non può capire. In realtà non è una questione di genere. Ma di situazione. Forse sarei stata diversa come madre se avessi avuto un padre vero per lei. Forse avremmo trovato il modo di metterci entrambi sullo stesso piano, e saremmo rimasti lì insieme, a darci la mano. Le cose fatte da sola sono sempre più faticose e ti portano a fare rinunce. Forse lo avevo, il padre vero, e l’ho trasformato io in questo mostro, come lui mi accusa. Ma c’è qualcosa che non mi convince in questo suo discorso. È vero che le croci si fanno con due legni. Ma sono appunto due, i legni.
Quello che resta è una bambina che non posso lasciare a se stessa.
Qualunque errore io faccia, in ogni caso, sono certa che, come sempre, lo sconterò.
E ora sono pronta anche a questo.
Ma almeno mi sto movendo: non posso più accusarmi di subirla, la vita.
Ora devo dare risposta a qualche domanda…
Poi magari mi accorgerò che tutto quello che ho scritto oggi ha un controsenso interno. Ma potrò dare la colpa a Minerva che vuole uscire dalla mia testa…
A volte penso che, per rendere felici le nostre creature, un po’ dobbiamo essere felici e soddisfatte anche noi. Quindi un po’ dobbiamo tenerci in primo piano. Qualche piccola soddisfazione (nei limiti del possibile) dobbiamo cercare di averla, anche mentre loro hanno ancora bisogno di noi. Così magari dal nostro esempio impareranno a dare valore a loro stesse anche in futuro, quando cammineranno con le loro zampette.
Forse questo mio pensiero sembra egoismo puro, ma forse è tutta questione di bilanciare le cose.
Io ti auuguro tanta fortuna con gli uomini della tua vita. Penso che, tutto sommato, nemmeno il padre migliore del mondo potrà mai capire cosa significa “avere dei figli” così come lo intendiamo noi. Mi sembra che rimangono sempre un po’ lì nel loro mondo di uomini-cacciatori, che si preoccupano di portare a casa la cena ogni sera ma poi il giorno dopo devono comunque ripartire cascasse il mondo. Per quanto possano amare i propri figli (o i bambini in genere) mi sembra che il legame che hanno con loro non sia proprio paragonabile al nostro.
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mi sembra lo stesso…
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Le cose della prima parte gliele ho già dette io (anche se tu le hai dette molto meglio), ma sembra che da quell’orecchio non ci voglia sentire. E infatti ti ha risposto solo per la seconda parte…
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vedi, Barbara, io sono d’accordo, nessuno più di me potrebbe esserlo. Ho scelto di andarmene dal mio ex proprio per questo motivo, perché ho pensato che nelle condizioni in cui ero non servivo nemmeno a mia figlia. Ero infelice infelice infelice. Quel tipo di infelicità che ti non ti fa vivere. Quindi sì, ho fatto qualcosa per me, ho messo me al primo posto perché se non lo avessi fatto non ci sarebbero stati posti in cui mettermi.
Ora le cose sono diverse. Io vivo la mia vita, ma non posso pensare prima a me. Penso anche a me. Forse a volte esprimo male il mio punto di vista, può essere, il fatto è che le scelte che si fanno se sei da solo non sono le stesse che si fanno se sei in due (e questo vale anche per una coppia, per una relazione). Fossi stata da sola avrei fatto altre cose. Ma sono con lei e quindi faccio quello che faccio. E credo che si legga che in ogni caso non mi nego poi chissà cosa. Forse sarebbe più incisivo se scrivessi quello che riuscivo a negarmi prima, ma non ci torno in quel deserto di vita, nemmeno con i ricordi, se posso. Ora sono libera. che, come ho sempre detto, mi accontento pure di poco. Anche solo di scrivere due cazzate su un blog.
poi certo, per tante cose non mi coccolo, non curo la mia zavorra (che è il corpo), tendo ad avere sensi di colpa per tutto, ma quello, questo, è il mio modo di essere. L’ho corretto parzialmente con gli anni, giusto per non esagerare, ma ho una certa predisposizione, ho un certo modo di vedere le cose e non posso farci nulla.
preferisco amare che essere amata.
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L’amore ha sempre un po’ di egoismo al suo interno, bisogna solo valutare dove sia collocato 🙂
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Io non so dove collocare il mio. Ma ecco, diciamo che tra tutte le forme di egoismo questa mi fa sentire meno in colpa
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Certo, e credimi che quello non lo sa il cervello ma il cuore. E un po’ ci vuole in ogni caso, che sia per sé stessi o per altri non importa. Aggiunge quel qualcosa in più per mandare avanti tutto.
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Sì. Credo di sì
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🙂
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quello dell’amore è un “egoismo altruistico”: stiamo bene a far star bene l’altro, che sia figlia, amante, genitore, il concetto non cambia.
ml
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Ecco, appunto. Sarà che sto studiando il narcisismo covert … sarà che ho sempre visto la parola egoismo come qualcosa da cui difendersi. Il fatto è che se proprio non posso fare a meno di essere egoista, che sia questo il tipo di egoismo che invade la mia vita. Che poi come si fa a non esserlo se si pensa che ogni azione fatta è comunque egoismo? Non si agisce affatto?
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I figli, specialmente se piccoli, vengono prima di ogni cosa. Questo non vuol dire mettersi in secondo piano, è semplicemente nell’ordine naturale delle cose per una madre. Vero è che una madre serena e realizzata dà ai propri figli più serenità, ma è anche vero che una madre che mettesse al primo posto il proprio benessere si sentirebbe, inconsciamente, sempre in colpa.
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Un riassuntino perfetto, Giuliana. E io che uso un sacco di parole…
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Mi prendi in giro? Sei bravissima
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A volte perdo di vista un fatto importante: la semplicità aiuta. Io invece complico le cose spesso. Mi contorco in mille pensieri che si accavallano e uso milioni di parole inutili. Che il mio prof me lo ha sempre detto: brava eh, ma i riassunti non li sai fare, cara mia…
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Bisogna esprimere se stessi liberamente, il tuo prof era un bacchettone 😉
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ho letto solo il titolo, perché 1) mi scappa pipì 2) devo andare ; ma stavo già assentendo con la testa. Poi argomenterai, argomenteremo, ne parleremo forse. Ma sono già d’accordo in qualche modo
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Sapevo che lo saresti stato. già… Sono pronta ad argomentare quando vuoi
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Ancora prima, di nuovo, di leggere, mi viene già uno schizzo di roba da dire su questo. Perché la prima cosa è: definizione di amore? Cosa intendiamo per amore? Cosa intende chi fino ad ora se ne è occupato? Tanto per partire dall’intendersi. Se non parto dal dizionario (che comunque male non farebbe) posso partire dalla definizione in “punti” che ne dà una psicologa… che lo chiama “amore perfetto” se non sbaglio: lei elenca una serie di caratteristiche che vanno dall’attrazione fisica, alla progettualità futura, all’intesa-compatibilità, eccetera. Ma il rapporto egoismo-amore mette tutto sotto una luce diversa. Quando ami non pensi a te stesso?
Beh si, sei TU che ami. Come prima cosa ami qualcosa che ami tu. Tu solo ami quella cosa, tu solo, quando la ami, sei l’unico giudice del “io amo” rispetto a quella cosa o persona. Sul “come” ovviamente no. Li si entra nel rapporto con l’altro. Ma l’atto stesso di amare parte da te: è ovvio che sia riferito al piacere, vantaggio, qualcosadipositivo che questo ti provoca.
Io amo la pasta? No, io amo la sensazione che la pasta mi da. E la sensazione la amo? No, io voglio per me la sensazione. Io amo provare la sensazione. Amo quindi me stesso.
Ma quando amo te? Amo tutto ciò che tu sei per me, non nei miei confronti, ma secondo il mio giudizio. Amo quel film. Amo il cinema. Amo la figa. Di solito però per confutare tutto questo si parla della “direzione” dell’amore: quando tu ami quella tal cosa / persona tu vuoi il suo bene, e basta. E di solito entrano in scena le parole “attaccamento” e “compassione” (in senso buddhista).
E allora ecco che ci metto quello che mi ha scritto una quando parlando della sua versione del suo TDL ha detto amico e io le ho scritto solo “amico?”-faccetta. Lei: desiderato uomo imperfetto ma estremamente attraente nonché perfettamente rispecchiante l’uomo che cerco con cui passare il resto dei miei giorni e costruire una famiglia, ma era lungo da scrivere”-faccetta.
Questo concorda alla lettera con la versione della psicologa. Punto per punto. Essere quella persona, per qualcuno, è meraviglioso. Essere quella persona per una persona che lo è per te è double-meraviglioso. Che questo accada con colpo-di-fulmine-zac-contemporaneamente-magia non credo sia possibile.
E adesso, pensa, leggo anche.
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Ho letto. Ma non mi sembra più da blog risponderti bene.
Quindi vediamo se posso estrarre.
La faccenda del genere è una cazzata: se “gli uomini” fossero ME, avresti ragione. Ma ecco che spunta il mio amico C, e lui è come te. Posso dire meglio? Non posso. Perché al di la del “fare a chi ama di più” ci sono le caratteristiche personali. Lui ha sempre voluto suo figlio prima che nascesse, una famiglia fatta in un certo modo. Ora è separato e non apprezza più particolarmente la ex moglie ma ama suo figlio ed è una persona intelligente: farebbe qualsiasi cosa per lui. E desidera stare con lui e dedicargli del tempo. E desidera non essere per lui d’intralcio od occupargli quel tempo che invece lui desidera per sé.
E’ orgoglioso di lui. Lo apprezza, lo ammira, lo sostiene, lo accompagna se serve, lo incoraggia se serve, gli pone differenti alternative se le conosce e le capisce. Si mette persino in discussione e su certe cose non è il tipo.
Questo amore di cui parli non è tanto egoismo.
L’amore che non è amore, ma è egoismo, è figliare perché non hai altro nella vita, perché la tua vita non ha senso se non ne costruisci un’altra con cui riempire la tua, che ti deve qualcosa, a cui dedicare tutte le tue energie pensando che sia tua. Non dirmi che non conosci donne che fanno i figli in questo modo. Nulla di tutto questo produce del bene, né nei genitori, né nei figli e di conseguenza in tutti noi (perché quella gente viene a contatto con tutti noi).
Ma rispetto a quello che ci racconti, questa è solo una eccezione talmente lontana che non interessa.
Ora vedo se siamo in contatto, perché ora sono fuori casa e sono venuto a curiosare.
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Vecchio Franck presente assente. ..giustificato …viaggio di rientro ( sai da dove ) e questa volta ringrazio il buon ?? Boh…non saprei chi ringraziare. Moon nella lunga assenza che articoli …che Moon. Grandiosa sempre. Adesso mi ricollego al mondo…e poi ci ritroviamo sui display. ..baci
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Franck, tu sei sempre presente… 😊felice del tuo rientro prima di Natale. Goditelo a tutto tondo. Un abbraccio 🤗
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