Il percorso dei sentimenti (un articolo complesso: leggere moderatamente)

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Quello che trovo estremamente buffo nella mia vita è il modo in cui mi arriva la stanchezza.

Quasi mai è una stanchezza fisica, così come i dolori, quasi mai sono dolori veri, e con veri intendo non causati da quel piccolo neurone solitario, che sì è solo, ma fa gran danni.

E quindi mentre sono lì che rifletto sul perché ho un dolore allucinante al basso ventre martedì mattina, ecco che arriva la risposta: sono semplicemente incazzata. E accanto a incazzata ci metto: delusa, allibita, preoccupata e tutta un’altra serie di aggettivi che vi risparmio.

Insomma, pensavo che il vero scalino di questo mese fosse (in ordine di comparizione): mettere il punto simbolico con TDL, lasciare l’Amico Speciale e farmi togliere un tumore.

Ma no.

Il vero scalino sto per farlo adesso. La vera guerra inizia ora. Il padre di Little Boss ha dichiarato che non vuole più fargli da padre. E io, che finora ho tollerato le sue follie, ora ho deciso di non tollerare più nulla. Anzi, lo ha deciso Little Boss.

Saranno mesi duri. Molto duri. Ma sopravviverò anche a questo, ne sono certa. Ho un fine ben preciso che ha i capelli neri, adora le serie tv e ha i primi brufoli sulla pelle.

Penso ad altro per distrarmi mentre il mio avvocato mi prepara l’armatura e l’elmetto.

Penso al percorso dei sentimenti. Ovvero: come sono arrivata a provare un certo sentimento per quella persona?

Ora, detta così può suonare una cosa stupida, ma sono un paio di giorni che ci ragiono su senza venirne davvero a capo, diciamo che la mia è solo una sensazione, ed ecco perché ho bisogno di scriverla qui. Stavolta anche per avere un parere.

Fate conto che esiste una persona nella vostra vita. Chiunque. E questa persona fa cose che vi fanno stare bene e cose che vi fanno stare male nel corso degli anni. A un certo punto il vostro neurone solitario decide che, sulla bilancia, nel piatto del Bene c’è meno roba che nel piatto del Male. Quindi prendete una decisione a riguardo. Il vostro sentimento nei suoi confronti sarà di un certo tipo (ma può accadere anche il contrario, che il piatto del Bene sia più pesante, non importa: è solo un esempio). Passa il tempo. Accadono anche altre cose. La bilancia pende un po’ a destra e un po’ a sinistra, spesso si inclina tutta da una parte ricordandovi il vostro sentimento. Potete anche cambiare idea, ovvio, ma ci sarà comunque un percorso del sentimento che vi ricorderà, ad esempio, che comunque il piatto del Male (o del Bene) è stato ricolmo. È tutta una questione di bilanciamento, non so se mi spiego.

Dove voglio arrivare… il fatto è che credo che il mio lampione che segna il percorso del sentimento abbia qualche problema. Mi dimentico spesso le cose brutte che mi hanno fatto nel corso degli anni, le metto in un cassetto, dimentico come cavolo stavo in certi momenti per colpa di alcune persone. Tendo a perdonare perché il mio cervello mette da parte certe cose. Il che, scritto così, è inquietante. È come se fossi sempre sprovveduta.

Ma la cosa peggiore è che ci sono volte, invece, che il mio istinto parte per riflesso e alzo muri a prescindere proprio per non ripetere certe esperienze.

Quindi: da una parte dimentico, dall’altra no. Ma lo faccio nel modo sbagliato. E con le perone sbagliate.

Mi rendo conto che il mio ragionamento sia molto contorto. Neanche metterlo nero su bianco lo ha reso cristallino.

Chiunque sia arrivato in fondo senza vomitare per il giro su stesso che ha fatto il proprio cervello può dirmi la sua sul percorso dei sentimenti.

Nel frattempo io mi godo la vista della stella di Natale che mi è stata regalata dalla Misericordia. L’ho fotografata. Ma Little Boss mi ha suggerito, giustamente: perché non la metti fuori sul pianerottolo così non la vedi morire giorno dopo giorno?

Chissà se riesco a farla vivere almeno fino a Natale…

28 pensieri riguardo “Il percorso dei sentimenti (un articolo complesso: leggere moderatamente)

  1. Parto dalla fine… La stella di Natale sopravviverà. Nella mia visione contorta della realtà, ho sempre creduto che le piante percepiscano i nostri stati d’animo. Il prendersi cura “con affetto” di una pianta, equivale ad una più lunga sopravvivenza.
    Per i sentimenti, non credo di esserti molto d’aiuto, sono un gran casino anch’io. Mi “regolo” male. E non sempre gli aggiustamenti di tiro, producono gli effetti sperati. Quello che cerco di fare è esercitare la mia pazienza, dote di cui non sempre sono dotata… ahimè! Ti abbraccio

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    1. Anche io ho la pazienza dalla mia, ma il pollice…quello è verso, non verde. E mia figlia lo sa 🙂 Faccio morire anche i cactus… grazie FR ( ti spiace se ti abbrevio così?), ti abbraccio anche io 🙂

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  2. Non sei contorta se chi ti legge ha vissuto cose simili oppure è un po’ simile a te. Anch’io tendo a dimenticare le cose brutte anzi il mio cervello le cancella proprio e agli occhi degli altri sembro una bamboccia sprovveduta ed imbecille. Invece è il mio sistema interno di sopravvivenza che si aziona da solo. Vivi un periodo complicato e difficile ma sei forte, hai un figlio… Praticamente tutto il tuo mondo è lì. Con tanto affetto e comprensione💕💕💕💕💕💕💕

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  3. Primo: la stella di natale è semplice da tenere, basta che sta bella alla luce, lontano dal calorifero e con acqua ogni tanto. Le mie sono sopravvissute tall’anno scorso, ma forse è stata anche la pipì della gatta ad aiutarle…
    Secondo, e più importante… Capisco il tuo percorso dei sentimenti. Ne ho uno simile, credo, anche io. Dopo 14 anni sono riuscita a liberarmi della “maledizione” di un ragazzo, eppure a tutt’oggi gli parlo e, nonostante tutto quello che mi ha fatto e tutte le volte che mi ha mentito, mi fido ancora di lui. Tanto che anche da amico gli do occasione di deludermi e lo fa inevitabilmente. Eppure ancora gli parlo, e lo cerco, perché comunque un po’ di bene me lo fa ed è quella punta di bene che solo lui arriva a darmi. Quando vuole farlo.

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      1. Sarà una questione evoluzionistica, forse siamo proprio portate a dimenticare il male. Chissà perché, poi.
        Comunque un abbraccio e un in bocca al lupo per tutto quello che stai affrontando in questo periodo! Passerà e starai meglio di prima.

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  4. Ma sì, il tuo discorso non è così complicato come sembra.
    Oscilli. Come oscilliamo tutti noi.
    Chi non oscilla vuol dire che è o troppo leggero o troppo pesante.
    In entrambi i casi nulla di buono.
    E poi tendere a cancellare i ricordi brutti è normale, buttiamolo in quel calderone che chiamano Istinto di Sopravvivenza.
    Scrivitelo il male che ti ha fatto. Scrivilo in poche righe e rileggile come un mantra ogni mattina.
    Un’ultima considerazione, personalissima e assolutamente fuori luogo visto che non conosco i particolari della storia: forse chi non vuole fare il padre è meglio che non lo faccia.

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    1. Credo sia proprio quello che dici tu Walter: l’istinto di sopravvivenza. Ci ho pensato, infatti. Se ogni giorno ricordassi tutto sarei schiacciata dalla rabbia e dalla frustrazione.
      Oppure sto perdendo il cervello 😄
      Chi non vuole fare il padre sì, bene che non lo faccia. Ma per una bambina non è bello non avere un padre, visto che è vivo. Questa per me è fonte di grande tristezza

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  5. Io non capisco come si possa decidere di non avere più una figlia. Non riesco proprio neanche ad immaginarlo. Per il resto A. Hepburn diceva che per essere felici bisogna avere una memoria corta e una salute di ferro. Io di salute sono un po’ deboluccio, ma in compenso mi dimentico tutto. E in fin dei conti non è poi così male.

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  6. Io purtroppo non ho una memoria selettiva e ricordo tutto, letteralmente tutto da quando sono nata. Che da una parte è un’autentica maledizione, dall’altra però è anche una splendida forma di difesa: anche se ti metti a farmi tutte le moine di questo mondo, non mi dimentico di quello che mi hai fatto, e col piffero che ci ricasco.
    Walter ha ragione: non lo merita. Tu però dovresti riuscire, anche se ti richiederà uno sforzo eroico, a non demonizzarlo di fronte a tua figlia, a restare il più possibile neutra, a non giudicarlo: ci penserà lei, da sola, adesso o più avanti, a decidere come giudicarlo. Non sarà facile, ma è necessario per non farla stare ancora peggio.

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  7. E’ l’altalena interiore.
    Io la chiamo così.
    Su e giù, senza memoria del sopra né del sotto.
    Vette e abissi.
    Bassi e acuti.
    E al centro sempre e solo noi, a decidere, a combattere, a guardare avanti con quella forza particolare che da qualche parte dentro di noi riusciamo sempre a trovare.

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  8. Ci sono età differenti e persone differenti. Alcune persone ricordano una cosa negativa e diventa tutto. Tutto quello che c’è stato di buono viene cancellato. E no, bene e male in questo caso non sono intercambiabili. Secondo Focus (quindi tutto da vedere) l’ultima esperienza negativa per il cervello conta di più di tutte quelle positive prima: è un meccanismo che ti serve a “non ripetere l’errore”. Ingiusta, ma evidentemente vincente dal punto di vista dell’uomo del paleolitico (dal quale non ci distacchiamo molto: per questo siamo territoriali, razzisti, gelosi, poco collaborativi ecc ecc ecc) …
    Io sono più raggelato, terrorizzato e sempre con le antenne dritte ai voltagabbana sullo stesso argometno, soprattutto tra i due sessi: quelle mille piccole cose che qualcuno ama di te, difetti soprattutto, che all’improvviso diventano tutti fastidi criticabili, cose che fanno letteralmente schifo, cose che a quel qualcuno urtano i nervi. Prima erano cose carine dolci e wow occhi a cuoricione, poi diventano merda.
    Le stesse cose. Io questo non lo tollero, mi fa addirittura paura. Non puoi difenderti da questo.
    E pazienza. Quando torni in grado di essere di nuovo indifeso, allora lo fai, abbassi la guardia e via.

    Non ho risposto.
    E boh, ci torneremo.

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