Perugia, m’hai provocato…

Dopo aver fatto una doccia bollente e essermi spalmata l’acqua dei fiori di Spello (uno degli acquisti migliori degli ultimi anni), sono abbastanza zen da proseguire il racconto.

Quindi, GIORNO2!

Ora, io non sono particolarmente religiosa, non più almeno, non vado in chiesa per una messa da…non me lo ricordo e non prego forse da prima. Ciononostante ho ricevuto un’educazione cattolica e non sono certo l’anticristo (come mi fece intendere una volta una delle maestre di Little Boss all’asilo, facendomi pesare il fatto che non avevo battezzato la pargola). Quindi insomma, la storia di san Francesco la conosco, l’ho cantata spesso quando facevo gli scout, credo addirittura una volta di aver voluto seguire il suo esempio, andando via da casa con solo un sacco addosso per andare a parlare con gli animali (avevo forse otto anni e questa voglia mi passo subito, appena mi affacciai alla finestra e sentii quanto gelido era il clima là fuori). Quindi insomma mi immagino San Francesco e vedo povertà, una vita priva di beni, minimale. 

E poi arrivo ad Assisi. 

Alla Basilica di san Francesco.

Tutto sembra tranne che minimale. Lo spazio è immenso, ci giocherebbero quattro squadre di calcio contemporaneamente. Poi entro e l’oro mi ferisce gli occhi. Le foto dentro non si possono fare quindi immaginate (o guardate sulla wiki): un tripudio di oro e blu notte. Affreschi a ogni cantone. Ma non è tutto. Sopra alla chiesa, ce ne è un’altra. La basilica superiore. Una chiesa l’una sull’altra. Non so quale delle due più grande. O meglio dipinte, anche. Giotto è in gran parte il protagonista in questa faccenda. 

Discendiamo di nuovo. Osservo le reliquie del Santo. Di tutto mi parlano tranne che di quello che vedo intorno a me: una tunichetta sdrucita e due ciabattine logore che mi fanno venire freddo solo a guardarle. 

La tomba invece ha l’aria meno maestosa, più da tomba semplice, per dire. Esco sopraffatta dalla maestosità. E con quel dubbio che mi porterò dietro anche dopo: ma lui, Francesco, sarebbe stato d’accordo? Mah, chi può dirlo.

Ma Assisi è anche patria di una delle mie eroine preferite: Santa Chiara. Lei sì che era una tosta, fugge di casa (pare che ai tempi fosse doveroso farlo, sennò non eri nessuno) e si unisce a Francesco, ancora non santo. Si fa tagliare i capelli, si fa spogliare (metaforicamente, immagino) dei suoi beni e si aggiudica pure il miracolo della moltiplicazione dei pani. Ben fatto, Sorella! La sua basilica però è molto meno imponente. La cosa fa storcere il naso al mio femminismo. Anche dentro tutto è più semplice e bianco. E le sue reliquie non si possono visitare (chissà perché, il cartello non lo dice).

La mattinata prosegue tra le vie della città. C’è pure un tempio dedicato a Minerva (che però ovvio nessuno si fila) e altre duecentomila chiese. Sembrano tutte lattanti in confronto alla grande basilica di San Francesco.

Il tempio di Minerva che nessuno si fila…
La Cattedrale di san Ruffino

È quasi ora di pranzo, ma prima di raggiungere la nostra seconda destinazione dobbiamo fare un’altra sosta, quindi l’A.S. scompare dalla mia vista per riapparire poco dopo con un bel panino, una birra e delle salsicce di cinghiale in sottovuoto. 

Che c’è, ho fame, considerala una merenda, mi fa mentre mastica. 

Scendiamo giù fino a Santa Maria degli Angeli. La Porziuncola, dicono. Sì…Porziuncola… questa chiesa fa a gara con la basilica di San Francesco per maestosità.

Giusto ‘na cosetta….

Ma non bisogna farsi ingannare dall’esterno: all’interno c’è la sorpresa, come nell’uovo di Pasqua. Una chiesa dentro a una chiesa! Se nella basilica ce ne era sopra l’altra, qui invece ce ne è una dentro l’altra. La Porziuncola in effetti è la chiesetta contenuta all’interno (niente foto all’interno: Umbria, che palle però!!!) ed è il luogo in cui è stata accolta Santa Chiara, appena scappata da casa. Dove si taglia i capelli eccetera, in pratica. Era una mini chiesa, una stanzetta a dire il vero. Se a pranzo erano in quattro dovevano spostarsi all’esterno, sennò non ci stavano (info ricavate da uno dei recenti dipinti che sono appesi vicino al giardino delle rose). Eppure… è stata inglobata. Chissà se è una metafora di ciò che la Chiesa ha offerto a San Francesco. 

Sarebbe stato bello vedere il roseto, appunto, ma anche qui nisba: in manutenzione. Però abbiamo visto le tortorelle. 

In questa foto notate solo in fondoschiena della tortorella

Secondo te come fanno a convincerle a stare lì?, chiedo all’A.S.

Semplice, risponde candido. Gli hanno fatto firmare un contratto

Noterete che l’A.S. non risolve mai i miei misteri…

Dopo il giro delle sette chiese (forse un po’ meno, ma vabbè) siamo pronti per il pranzo. Mi sono intestardita: voglio assaggiare la torta al testo, e lo voglio fare nel posto più rinomato di Perugia: il Testone. 

Parcheggiamo lontani mille miglia, ma tanto c’è la Minimetro. La Minimetro è la cosa che meglio ricordo di Perugia, io e l’A.S. abbiamo speculato diversi minuti su questo strano mezzo di trasporto. 

IO: Sarà sicuro, senza conducente?

LUI: Più sicuro del Mottarone

IO: ecco, adesso mi hai fatto pensare alla tragedia, ora ho paura perché sono paranoica e lo sai!

LUI: Chissà quanto è costato questo affare…

IO: Ma se alla prossima non si richiudono le porte?

LUI: Quanti mezzi ci saranno in tutto? contando che quando c’è Eurochocolate Perugia straripa…

IO: Fermate la carrozza, voglio scendereeeee!!!!

Con molta più fatica del previsto riusciamo a mangiare che sono le tre. Il Testone, a dispetto del nome, è un locale minuscolo (poco francescano, direi) e mi sa che non siamo gli unici turisti ad averlo scoperto.

Dopo pranzo voglio cercare un posto dove comprare cioccolata. Siamo a Perugia, no? Giriamo invano da una pasticceria all’altra, ma nulla mi entra nell’occhio. Poi giungiamo in una piazza con ben tre negozi Eurochocolate che straripano di Baci. 

Foto casuale di Perugia. In piccolo, sullo sfondo, un Eurochocolate

Eddai, prendi qualcosa qui, dice l’A.S., ormai allo stremo delle forze. Il contapassi misura 17.000 e, vi ricordo, non siamo allenati. 

Se devo comprare i Baci tanto vale che vada al Supermercato!, rispondo stizzita. 

E nulla, ce ne veniamo via a mani vuote e sfiniti dopo poco più di un’ora, sognando una doccia calda e il letto. 

Perugia: ci ha messi k.o.!

Ma dopo un riposino e altre amenità siamo pronti per la cena. L’A.S. ha puntato un locale già dalla mattina, un posto dove (testualmente) si fa cucina ignorante

 E lì, tra un bicchiere di ottimo Montefalco e una salsiccia, scoprirò una grande verità…

Non vedo l’ora di poterlo dire al Ristorante!

TO BE CONTINUED…

Pubblicità