Non funziona più bene Spooty. Non so che cosa ha, se è geloso, se è protettivo, insomma, non mi fa ascoltare alcune cose e non so perché. A meno che non dia retta al pensiero che è geloso e protettivo.
Io invece sono pensierosa. E triste. Ci sono fantasmi che mi perseguitano, non riesco a mandarli via. Mi chiedo da quanto siano lì, appostati, in attesa di un lampo di felicità, pronti a rovinare la festa, un po’ come farebbe Pennywise, diciamocelo, ecco, i miei fantasmi li vedo così, come uno che se la ride mentre nel bagno dallo scarico del lavandino esce un fiume di sangue.
Come ci si libera dei fantasmi? Credo che Bill Murray entrerebbe felice nella mia cucina a guardare nel frigo esclamando, come da copione: e chi chiamerai? Gli acchiappafantasmi.
(Niente, Spooty si rifiuta, lo lascio per youtube e poi domani chiedo all’Amico Atipico un help dell’ultimo minuto
Quindi il mio dramma degli ultimi giorni è disfarsi dei fantasmi e vivere tranquilla.
Quindi mi sono andata a leggere il caro maestro Watzwlavick in cerca di risposte. Vediamo se mi aiuta?
Col cazzo.
Se poteva peggiorare la situazione lo ha fatto.
Mollo il libro a metà, cerco con il naso tra i miei libri, manco fossi un cane da tartufo. Cerco un’ispirazione, una maledetta mano, ci sarà pure qualche pagina di un vivo o di un morto che ora mi possa aiutare. Carver: scartato. Murakami: manco per la capa. Aimee Bender: no, peggiorerebbe. Bauman: papabile.
Poi, mentre mi fiondo sulle prime pagine ecco lì che appare chiaro il pensiero di quanto io sia ridicola. Cerco risposte e chiedo, mi chiedo, interrogo, domande. Ma la domanda, Moon, almeno, la sai quale è? O hai paura di fartela?
E oggi, ecco, in lavanderia, perché passare il sabato pomeriggio in lavanderia mi è parso pure bello, rilassante, con il profumo di bucato, e il silenzio, mi è parso, almeno fino a che non è entrata una tizia che conosco e mi ha guardata in faccia (proprio dritta negli occhi, cosa che avrei evitato) e mi ha chiesto: ma tu, cosa diavolo ci fai in lavanderia di sabato pomeriggio? La domanda mi ha fatto sentire stranamente sola e patetica. Certo, le sento le vostre voci che si alzano e dicono Ma perché, lei che ci faceva? Ma il mio punto non è certo questo. Che cavolo me ne frega di cosa ci faceva lei, mi interessa del perché c’ero io. E io c’ero per non fare quello che sto facendo ora. Perché? Perché volevo castrarmi? Censurarmi? Proprio nel posto che era stato stabilito essere apposta per eliminare il Censore?
Forse perché sento che i miei pensieri stanno andando alla deriva.
E scriverlo mi fa andare ancora più alla deriva.
Ed ecco che oggi, dicevo, in lavanderia, ho capito che non posso esimermi dal vomitare comunque tutto. Non con chi amo. Ed è buffo (eufemismo) sapere che non puoi fare a meno di dire cose che sai che non ti stanno remando a favore e farlo comunque.
Ed ecco che i fantasmi prendono forma, proprio lì, nella lavanderia, mentre incrocio le gambe sulla sedia per permettere al tizio della lavanderia di aspirare con il suo bidone.
Be aware of invisibility.
È un cartello che ho appeso in casa da anni.
Attenzione all’invisibilità.
Perché ci sono cose che sono invisibili.
Ma che possono uccidere.