Stasera mi sento davvero cotta a puntino, non lo è il mio cervello, piuttosto il mio corpo, ma va bene così perché mi sono presa un po’ di carica emotiva e mentale oggi, quando passi dei bei pomeriggi e c’è qualcuno che trasforma le lacrime in sorriso, allora siamo messi bene, la vita si può tollerare.
Quindi posso permettermi anche un po’ di polemica.
Oggi punto a Facebook.
Eh, che bersaglio facile, come sparare sulla Croce Rossa, però.
Che poi il mio vero bersaglio non è Facebook. Nessuno è obbligato ad avere un profilo social. Non è che la gente per strada non ti saluta se non lo hai o cose del genere. Solo che ammetto che per me è comodo: comodo per il lavoro, per la scrittura, per le notizie (poi io metto in cima alla sezione notizie solo alcune cose che mi interessano, tipo case editrici e blog letterari eccetera, il mio Facebook è noioso, dice Little Boss, che invece siccome ha meno di 50 anni non ha Facebook, ma Instagram, il social che conta, dice). E quindi nulla, ho Facebook, lo uso, chiedo amicizie e do amicizie. Ma a volte capitano quelli che, amici di amici, ti chiedono l’amicizia e dopo 4 secondi netti dal momento in cui gliela hai data partono con Messanger. Alcuni sono solo cortesi del web: grazie dell’amicizia, bentrovata. Altri sono decerebrati. Messaggio tipo: ciao, superbellissima, mi piacerebbe conoscerti. E quindi se non mi conosci da cosa hai dedotto che sono superbellissima? Da quella foto in croce che ho sul profilo, io e Little Boss al matrimonio di mia sorella, io con i baffi finti e lei con la pipa? Io le foto le detesto, quindi sul mio profilo devi scavare a lungo prima di trovarne, che è più facile, molto più facile, che nelle foto in cui Ci sono io, ci sia la copertina di un libro.
Oggi invece questo la fa un po’ più lunga. Prima mi chiede se sono parente di X. E perché mai? Ma rispondo cortese. Poi si scusa. Di cosa? Che mi ha scritto, dice. Vabbè, gli rispondo, mica mi hai dato un ceffone, stai tranquillo, buona vita.
E qui parte all’attacco: sei divorziata? Sei singol? (giuro, scritto così).
Rispondo: né l’uno né l’altro (vediamo se capisci che non sono interessata. E mi compiaccio pure del due di picche elegante… Che idiota che sono!).
Ma ovvio, sopravvaluto. Io mi sa che l’ho di vizio, di sopravvalutare la gente.
E infatti ecco lì che risponde: ah, sei libera, come me! Magari in cerca di un ragazzo. Esci con le amiche stasera?
E nulla, qui desisto. Metto il telefono nella borsa e lo ignoro per ore. Proprio non ci penso, grazie al cielo, ho ben altro da fare.
Ma poi torno a casa ed ecco che il tipo si è fatto pure permaloso. Ecco, scrive, ti ho già rotto le scatole. Non pensavo di darti noia (ho corretto gli errori grammaticali per voi: ringraziatemi, anche i vostri occhi apprezzeranno).
Così mi impietosisco, e gli dico che ci siamo fraintesi, che non sono single (io lo scrivo giusto, chissà se se ne accorge).
Ah, fa lui.
Peccato.
Sennò ci provavo.
Ecco, uomini alla lettura: per favore, per pietà, per supplica: non fatelo. Non mandate messaggi a caso alla prima donna che vedete nella schermata Persone che potresti conoscere. Almeno prima date un’occhiata al profilo, che se è una che legge come un treno come me non ve li perdona, gli errori grammaticali.
E non perdona nemmeno il ritardo mentale…