Quando ero piccola, tipo verso gli otto o nove anni, mia madre iniziò a puntare il dito affinché io, la mattina, mi rifacessi il letto e una volta a settimana mi cambiassi le lenzuola. Era un compito che affrontavo molto meglio di mia sorella, che non ne voleva sapere. Per invogliarla allora mia madre mise su un sistema di ricompense: se ti rifai il letto allora ti do una fetta in più di pane e Nutella, se ti cambi le lenzuola puoi stare alzata un’ora in più, cose del genere. Presa dalla frenesia del sistema di ricompense, iniziai a svolgere altri compiti in casa: pulire il bagno, apparecchiare e sparecchiare, rifare il letto dei miei. Ora, non so perché ma tra tutti questo lo trovavo il compito più importante, quello che mi avrebbe lanciato come super star tra le figlie. Insomma, ero io quella brava e diligente e volevo dimostrarlo. Fatto sta che a causa delle mie braccette corte, il compito mi si rivelava assai arduo: tiravo su le lenzuola, le ripregavo per bene sopra il copriletto da una parte, poi correvo dall’altra e irrimediabilmente creavo una nuova piega dalla parte opposta. Facevo di nuovo il giro e via dicendo, mille volte fino a che mi sembrava di aver fatto un buon lavoro (era un lavoro mediocre, in realtà).
Sono sempre stata ossessionata dai letti rifatti. Una volta sposata era la prima cosa che facevo suonata la sveglia, le lenzuola dovevano essere tirate, perfette, senza una piega. Questa mia mania (che ammetto si unisse ad altre al tempo, come la fissa per l’ordine) con il tempo mi ha lasciato un po’ di spazio. Ora la mia casa è caotica quanto basta e non ho più crisi isteriche se vedo qualcosa fuori posto (anche perché sennò sverrei ogni volta che entro in camera di Little, alla quale non metto mano per principio, anche se a volte…).
Per semplificarmi la vita con il letto qualche anno fa ho comprato il famoso sacco dell’Ikea. Avete presente? Il piumone si infila dentro il lenzuolo e la mattina basta stendere quello di sotto e tirare su. Un gioco da ragazzi! Solo che infilare il piumone nel suo sacco non è così immediato… soprattutto se come me si hanno, in pieno inverno, due piumoni agganciati l’uno sull’altro tramite quelle piccole clip. Il risultato è che stendi, stendi e stendi e alla fine c’è sempre una gobba da qualche parte. È un letto con i bozzi. Dopo l’acuirsi della mia artrosi ho iniziato a chiedere aiuto. In due il compito è decisamente più facile e veloce. All’inizio c’era solo Little, poi, da un anno a questa parte, abbiamo iniziato a farlo io e l’Amico Speciale. Di solito lo aspetto per rimettere le lenzuola pulite.
Ma ieri invece mi ero messa in testa di farlo da sola. Forse c’entra la storia del post precedente, questo mio bisogno di dimostrare che sono autosufficiente, o forse solo il fatto che le lenzuola non ne potevano più e io non sapevo quando e se l’A.S. sarebbe tornato. Inizio, infilo, sbatto e risbatto. Una fatica enorme per le mie spalle. Si apre la porta. È l’A.S. Aspetta, ti aiuto, dice. Ma io ero partita per la tangente del Ce la faccio da sola. Sbatto di nuovo, ancora bozzi. Mi infilo dentro il lenzuolo per stenderlo a mano, esco e la situazione è peggio di prima. Inizio a sudare. Tiro e destra, tiro a sinistra, il bozzo si sposta e basta, non vuole andarsene. Sto annaspando, sono sfinita. Guardo il letto e dico: ok, adesso stai così, ti stenderai per bene quando ci saremo dentro. L’A.S. è rimasto tutto il tempo appoggiato allo stipite della porta guardandomi e sogghignando. Mi abbraccia, mi dà un bacio sulla fronte sudaticcia e di quell’abbraccio ne avevo proprio bisogno. Dura una vita e mi fa bene al cuore. Poi mi fa: faccio una doccia e preparo qualcosa da mangiare io, ok?
Quindi ok.
Nonostante siano passati anni il sistema ricompense è sempre valido.
Mi piace il sistema delle ricompense.