Dune, una Non-recensione

Un comune martedì pomeriggio. 

Io e l’Amico Speciale siamo a casa mia a parlare del più e del meno. Poi lui fa: ma i cinema hanno riaperto?

Bah, rispondo. Al 50%? Alll’80%? Con Green Pass distanziati ma non troppo, forse nemmeno i pop corn venderanno, mica puoi toglierti la mascherina e mangiare no?

Pieni di dubbi ma fiduciosi googliamo (che è il nostro passatempo preferito sia da soli che insieme) il cinema della Cittadina. 

Boom!, esordisco, Aperto!

Quindi nasce la discussione: cosa andiamo a vedere? 

Venom, fa lui. 

Tre piani, faccio io.

Come un gatto in tangenziale, ribatte. 

Ma lo abbiamo già visto!, piagnucolo.

Sì, ma questo è il sequel! 

Amore, gli dico, ricordi la storiella delle due gemelline e dell’arancia e del compromesso?

No, dice.

Così gliela rispiego (lo farò anche per voi, se volete)

Alla fine ci capiamo: Dune.

Il film di D.Lynch l’ho visto mille volte da bambina, ma mai tutto intero. Un po’ come I dieci comandamenti, per intenderci. Mio padre, che amava la fantascienza, se l’era registrato dalla tv con un vecchio Sharp che risaliva alla mia comunione e la cassetta girava quasi quanto Camera con vista o Kramer contro Kramer.

In ogni caso, visto che pure Lynch aveva trovato noioso il suo film, mi sono lasciata convincere: forse la nuova versione non sarà così soporifera. A convincermi, nevvero, anche qualche commento girato al Ristorante. 

Così compro i biglietti il giorno stesso, scelgo i posti, il giorno, l’ora, prenoto pure il ristorante per dopo. E aspetto trepidante. Dopotutto sono anni che non andiamo al cinema. 

La domenica (giorno prenotato) stampo i biglietti (dici che serve? Boh, qui dice che li devo stampare, forse trattengono un pezzo del biglietto. Ma dai, c’è il codice a barre, non serve. Lo faccio per sicurezza! Hai preso i biglietti cinque giorni prima!!! Vuoi essere più sicura di così?) e inizio a mettere il pungolo all’Amico Speciale un’ora prima dell’inizio: Andiamo? Si va? Sei pronto? Tutto il repertorio da scassapalle provetta. 

In ogni caso ho ragione io: arriviamo con 15 minuti di anticipo e c’è una fila che scende tutta la scala. Nessuna corsia speciale per chi, i biglietti, ce li ha già. Geniale, penso. Tutti ammucchiati qui per nulla. 

Arrivati in cima vogliono vedere il Green Pass. 

Ho lasciato il telefono in macchina!, mi fa l’Amico Speciale. 

Sorrido. 

Amore, io scasserò pure le palle con le mie storie di organizzarsi, prenotare, fare promemoria. Ma poi sono una risorsa in occasioni come questa

Tiro fuori il mio telefono con entrambi i Green Pass, il mio e il suo (ho anche quello di Little, super previdenza). 

Entriamo e mi guardo intorno. 

Ma i biglietti chi ce li controlla? 

Nessuno, a quanto pare. Si vede che con il Green Pass c’è compreso il Free Pass… 

Ed eccoci in sala, le luci si spengono e inizia la pubblicità.

Amore… faccio gli occhi dolci. Avrei sete

L’Amico Speciale è Speciale non per dire. Nonostante mi guardi come per dire: e che è un problema mio??? Poi si alza e si avvia a cercarmi dell’acqua. E smetti di farmi la Tenerorsa! Dice mentre se ne va. 

Inizia il film. Io tracanno acqua e l’A.S. mangia pop corn (sì, al cinema si mangia, si beve e nessuno tiene la mascherina).

Lo scenario è epico. Partono le parole misteriose: Arrakis, Harkonnen, Atreides, Fremen. Dopo venti minuti sono ancora confusa su chi sia chi.

Iniziano pure le visioni del giovane figlio del Duca, Paul (oh, un nome normale!) su una giovane Fremen intravista all’inizio. Le cose si fanno quindi ancora più confuse. Già c’è la sabbia, un caldo inenarrabile, poi c’è pure la DRROGA del pianeta Arrakis (la Spezia) a complicarci la vita! Alla fine del primo tempo già capiamo che con sole due ore e passa la trama non si risolverà. Continua il viaggio del giovane nella terra delle Dune, tra intrighi di castello (imperiali, direi) e altre millemila visioni. Poi per carità, c’è pure la madre di Paul che ci mette del suo: è una strega Bene Gesserit (sì, se ve lo state chiedendo ho googlato tutti i nomi. Durante tutto il film credevo si dicesse Benegessy o roba simile) che cerca di fare del povero Paul uno stregone eletto in grado di salvare tutto il mondo…

Il film finisce che non finisce e io e l’A.S. usciamo con la convinzione che l’unica cosa da salvare, salvare davvero è la tuta Fremen che raccoglie e distilla sudore e lacrime per trasformarli in acqua da bere. Un po’ schifoso, va detto, ma utile se ci sono quelle temperature.

Durante la cena cerchiamo di raccapezzarci nella trama, tra un roll al salmone e un nigiri al tonno con filetti di mandorle (siamo nell’ennesimo ristornate sushi appena inaugurato nella Cittadina. Abbiamo previsto che tra un anno non ci saranno più ristoranti dove mangiare una tagliatella al ragù e una tagliata di manzo). Comunque nulla. non ricordiamo i nomi, ci sfuggono gli eventi… 

Tornati a casa non abbiamo sonno. Cerchiamo il film di Lynch sulle varie piattaforme, lo troviamo e iniziamo a guardarlo. Giusto per fare un confronto. 

Certo, legnoso come non mai, gli effetti speciali sono da voltastomaco (siamo negli anni ’80, eccheccavolo!). Ma nei primi dieci minuti ci viene offerto uno spiegotto che ci illumina il volto: ah, allora era quello! Ora ho capito, ecco perché Tizio ha fatto così o cosà! Lynch, dall’alto della sua letargia, ci ha dato la soluzione. 

E quindi Dune… epico, eh. Ben fatto. Ma a mio avviso palloso era negli anni ’80 e palloso resta. 

Ma qui sorgono altre due domande: 

1.uscirà il numero due?

2. Moon e l’A.S. lo andranno a vedere?

Alla domanda 1. Non ho risposta. Alla 2. Forse sì. Basta però fare un ripasso generale e studiare un po’ prima di affrontare di nuovo la sala…

Nota importante: questo articolo non sarebbe stato scritto se Rodi non avesse lanciato l’invito qui, in risposta a un commento su una sua recensione.

Rifatevela con lui 🙂

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7 pensieri riguardo “Dune, una Non-recensione

  1. le tute riciclano anche la piscia! OGNI GOCCIA DI OGNI COSA!!!… io con quello di Lynch non avevo capito niente e con questo invece ho capito tutto l’universo di Dune! Certo che ci sarà la seconda parte, questa è chiaramente una epica intro. L’ho trovato bellissimo e giusto in tutto, anche la lentezza.
    Poi ad una cena ho trovato un branco di energumeni (lo erano) che ha detto che noia schifo eccetera, osannando (come se fosse possibile fare un tale paragone, ma tant’è) invece l’ultimo zerozzerosettete. Vado a vederlo ‘sto zzerozzerosettete e insomma ad un certo punto lui è li che sta per sacrificare la sua vita perché è PATRE e insegue il tizio, il caio insegue lui, pimpumpam botte da orbi e

    zzzzzzzzzzzzzzzzzzzz

    non avevo un orologio da controllare in stile “ma quando finisce?”.
    Non sono una cagacazzi che non vede zzerozzerosettete, ma questo era
    no
    io
    so. Due palle. Quattro palle.

    Anche se si vede che l’orientalo registo ha il gusto per il panoramico: c’erano dei posti splendidi. Uno credo in Italia, ma all’inizio sembrava la Francia. meraviglievolevolmente.

    Il green pass non lo chiedono da nessuna parte: stranamente però se gli dici che hai pagato vogliono farla fisicamente la verifica. Gentae stranae.

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