Padri fantastici e dove trovarli

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Ieri è stata una giornata particolare. Per la prima volta, dopo tanti giorni, mi sono svegliata fiduciosa. Almeno per un momento.

Finalmente è arrivata la fatidica cassa integrazione. Beh, una miseria, ma c’era da aspettarselo. Se ho dovuto aspettare tanto per questi tre spiccioli, immagino che i prossimi mesi saranno duri. Ma non mi lamento, ho la forza dei contributi straordinari e alcuni ultimi appelli che posso fare se proprio sono nella merda.

Subito dopo aver constato l’arrivo della CIGD, ho mandato un messaggio al mio Capo, che, poverina, iniziava a struggersi anche per noi dipendenti. Anche lei c’è rimasta male per la cifra. Quindi ho passato un quarto d’ora buono a consolarla. Finché non mi ha detto che secondo i suoi calcoli riusciremo a riaprire a Luglio. Luglio?, credo che i miei occhi abbiano fatto un salto in avanti. Eh, i lavori di ristrutturazione vanno avanti lentamente

Ma, nonostante tutto, ho tenuto botta, e senza scoraggiarmi ha infarcito la conversazione di nuovi discorsi motivazionali: dai, non è così grave, anzi! Sarà meglio per noi, tutti avranno già riaperto e noi avremo il tempo di orientarci nelle nuove misure, no?  

Ci ho quasi creduto anche io.

Vabbè, vado dal dentista, dopo. Questo dentista credo mi abbia preso per il pozzo di San Patrizio. Ogni volta che ci vado (e questa è la terza) se ne viene fuori con qualcosa in più: prima devitalizzazione del dente, poi pulizia (altri 80 euro), ieri ha iniziato a parlare di Bite e di capsule. Al che ho detto: ma io ho già un Bite! (che non porto quasi mai). Portamelo che lo guardiamo e al limite lo correggiamo. E immagino che non lo farà gratis perché sono gentile.

Nel frattempo ho saldato il conto (temporaneo, mi sa) e comunque esco tranquilla.

Dopo pranzo iniziano i messaggi del gruppo del lavoro: chi ha ricevuto la CIGD? Io sì, io no, Ma è una miseria! Come faremo? Ma quando riapriamo? Il panico ha iniziato a dilagare. Al che, niente affatto scoraggiata, ho rifilato i discorsetti motivazionali che avevo fatto al Capo anche a loro. Evvai, teniamo duro che ce la faremo!

Ero talmente soddisfatta che poi mi sono messa a fare i biscotti. Un piccolo regalo per mio padre che, incredibile ma vero, ha deciso di venirmi a trovare in serata. Incredibile perché lui, da quando è iniziata questa pandemia, non ha fatto altro che rifilarmi mega pipponi su quanto sia pericoloso il Coronavirus, su quanto lui fosse spaventato e su cosa dovevo o non dovevo fare (vai a passeggiare in mezzo al nulla? Ma sei matta? Fai la spesa senza i guanti? Ma sei matta? Fai dormire lì l’Amico Speciale? Ma sei matta?). Quando mi ha detto che sarebbe venuto, da bravo congiunto, ho provato timidamente a invitarlo a cena. La risposta? Non mi sembra il caso, io vengo con la mascherina e tengo la distanza.

Poi in realtà si è sciolto, una volta qui, e si è addirittura azzardato a dare un abbraccio. Si vede che alla fine si sentiva ridicolo se avesse fatto diversamente.

Passare un’ora con mio padre, di recente, non è mai facile. Si distrae con tutti i messaggi che gli arrivano da mille gruppi diversi, gli viene in mente di fare una telefonata proprio quando è qui e se inizi un discorso qualsiasi cambia subito argomento. Ve lo dico con onestà: è stata una tortura a livello nervoso. E quando finalmente è arrivata Little, verso le sette e mezza, e lui se ne è andato, ho tirato un sospiro di sollievo.

Mio padre non è mai stato un buon padre. Ma non è una critica soggettiva. È talmente oggettivo che spesso qualcuno mi chiede come faccia a parlargli ancora. Io do la risposta più semplice del mondo: perché è mio padre. E se devo sopportare un’ora di conversazioni interrotte e di vacuità una volta ogni tanto, beh, direi che ci posso stare. Certo, l’incontro con lui ha fatto evaporare del tutto il senso di fiducia che sentivo dalla mattina.

Ma per rifarmi, dopo, mi sono mangiata un mega cheeseburger home made.

15 pensieri riguardo “Padri fantastici e dove trovarli

    1. L’ho visto, in realtà.bel film… e già. Ho trovato la citazione che mi ricordavo: A chi mi chiede se Michael Sullivan era una brava persona o solo un poco di buono, io do sempre la stessa risposta: “Era mio padre”. Giusto?

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  1. Per quello che può valere, capisco il “perché è mio padre”, capisco la tortura nervosa, e condivido l’idea che sia poca cosa sopportarla rispetto a quello che ricevi in cambio. Parto da esperienze molto diverse dalle tue, ma alla fine arriviamo tutti lì (è questo è meraviglioso): al fatto che tenere il broncio e coltivare l’odio fa male solo a te, al fatto che cercare di comprendere un Altro vuol dire dare modo alla parte più nascosta di noi stessi di sentirsi apprezzata e accettata, e di uscire dal suo nascondiglio. Allora, solo allora, ci puoi parlare; allora, solo allora, puoi chiederle: non vuoi cambiare le cose? Ti offro un hamburger home made, e ne parliamo. L’unica cosa di cui siamo responsabili veramente è il nostro benessere. Molte volte ci sforziamo di governare le barchette di tutti mentre la nostra sta andando alla deriva, e ci sentiamo dei gran fighi, mentre invece saremmo più utili a tutti (noi compresi) se ci sforzassimo di fare andare dritta la barchetta nostra; perché la barchetta che va dritta può aiutare quelle che sono in difficoltà di navigazione, e soprattutto perché l’unico capitano della nostra siamo noi, e se non facciamo andare dritte le cose lì, nessuno può farlo al posto nostro 🙂

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