Libris et ceteris

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Quando era piccola, all’incirca dieci anni o giù di lì, avevo i capelli lunghissimi. Ricordo che era la prima cosa che si notava di me, sebbene il colore fosse un banale biondo scuro.  Mia madre forse non si fidava a darmi in mano un phon, o forse non ne avevo voglia io, di asciugarli. Di sicuro non ne aveva voglia lei. E come darle torto: dopo essere uscita di casa alle sette del mattino, aver accompagnato i figli a scuola, aver lavorato tutta la mattina, essere tornata a casa per preparare il pranzo e di nuovo a lavoro nel pomeriggio, di nuovo preparare cena… insomma, non è che hai proprio voglia di metterti ad asciugare i capelli di Raperonzolo junior. E così d’estate mi metteva seduta con i capelli al sole nel nostro enorme terrazzo (un terrazzo che era più grande della mia casa di ora), mentre d’inverno mi metteva seduta sotto un casco. Non ricordo come diavolo si fosse procurata questo attrezzo un po’ retrò, forse nemmeno lei se ne ricorda più. In ogni caso avevo solo due opzioni durante le mie (inutile dirlo: lunghissime) sedute dal parrucchiere: non fare nulla e guardare nel vuoto, oppure leggere. La prima opzione era da escludere per una come me già dall’infanzia. Ricordo ancora le furiose litigate con mia madre quando chiamava per cena e io gli rispondevo: non posso, devo finire di giocare. Quando ero a tavola, poi, due bocconi e ripartivo subito a razzo. Immaginate quindi la tortura di non dover far nulla sotto a quel casco. E io leggevo: La piccola Dorrit(letto quasi fino a conoscere a memoria le pagine), Papà gambalunga, il tristissimo Remì, Piccole donne (con tutti seguiti). E poi verso i 13 anni ho iniziato con King: Carrie,La zona morta, Le notti di Salem. It. It per me è stata una vera rivelazione. Il primo libro lunghissimo della mia vita, letto in meno di un mese. Sebbene in casa mia tutti fossero lettori, la libreria in salotto fosse davvero gigante e i miei mi incoraggiassero a leggere, da sempre, il mio fervore verso King non fu visto di buon occhio. Mia madre credo non abbia cambiato idea, sebbene poi si legga della roba che boh. Insomma, per farla breve il mio posto preferito per leggere era sotto il letto: una torcia, una coperta e un libro (di King: quell’anno riuscii a comprarne davvero tantissimi, complice il fatto che erano già usciti tanti tascabili e ci rientravo con la paghetta.

Ho gusti variegati in fatto di libri, amo autori fuori dal coro, come Brautigam, la Bender, la Holmes, Foer, tra gli italiani amo alla follia la Postorino, la Parrella, Cognetti, gente che non fa numeroni forse (a parte il Cognetti dello Strega, ma io lo amavo anche prima), non apprezzo Malvaldi (ma mi sta simpatico, l’ho conosciuto a una sua presentazione a numero chiuso e abbiamo parlato un po’. Più che altro di quanto io mi sentissi una principiante), detesto Camilleri (giusto per restare nella stessa casa editrice) aborro Volo (e dopo averlo letto lo aborro ancor più).

Ma l’amore per King non passa mai.

Quell’uomo mi inchioda alla pagina come nessuno riesce a fare, siano racconti brevi che romanzi di 800 pagine: una volta iniziato devo finirlo. E ci penso giorno e sera, nulla da fare, non mi stacco dalla pagina nemmeno quando cucino, non mi distrae la musica a tutto bordone della fiera di paese, sembro posseduta.

I bei libri mi fanno questo effetto, come l’amore: mi prende completamente e non mi lascia respirare, non ho occhi che per lui, non ho altri pensieri e mi devo costringere a ricordare gli Elementari: mangiare, bere, fare la pipì.

Ma nonostante la follia, è una sensazione unica, bellissima, forse un po’ malata penserebbe qualcuno, ma io ormai a quei qualcuno non faccio più caso, non mi toccano più.

La mia piccola digressione (posso parlare di digressione in un blog che si fonda sulle digressioni?) era per dirvi che sono stata innamorata per una settimana. E che sento che è un periodo di amore, questo. Sento il bisogno di innamorarmi ancora e ancora.

Il mio prossimo amore si chiama Kristen Rouperian e me l’ha presentata l’Amico Atipico. L’ho conosciuta ieri sera e già sbavo per lei. Buffo come certe persone riescano a capirti talmente tanto da riuscire ad azzeccarti un libro. Perché azzeccarmi un libro non è poi così facile. Ci vuole molta abilità. Serve guardare davvero.

Non finirò mai di dirlo: la mia rete è fantastica…

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