Amo le parole scorrette. Quelle inventate. Quelle che trovi per caso nel bucato da lavare, dentro il barattolo del sale, sotto al sorriso di un’amica che non vedi da tempo.
Amo le parole che sono pezzi di vetro fine che si conficcano sotto ai piedi nudi, quelle che sono morbidi cuscini dove soffocare le lacrime, lasciando la traccia di un rossetto inutile, quelle che si fanno cogliere come capperi nati sulle mura di un’antica città, quelle che ti arrivano inaspettate come le coccole quando sei stanco.
Amo le parole che sporcano, che gridano, che invadono gli spazi inesplorati del mio corpo, quelle che respirano e fanno respirare.
Amo le parole scorrette. Che non significano. Evocano.
parole come profumi
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E poi ci sono le parole non dette, quelle che fanno male…
In compenso mi hai dato l’idea per una storia. La metto a decantare.
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Ho evocato….
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io amo le parole corrette… che significano, in modo che sia compito della loro combinazione evocare. Anche due … ma ognuna significa. Altrimenti è musica. E la musica… è musica.
Ma ognuno ama come vuole
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Beh, nel mio chiamarle scorrette c’era questo sottinteso , che si combinino scorrettamente evocando. A parte qualche neologismo, ovvio, e i miei amati acronimi …
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