Maledetti sogni…

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Venerdì sera, nessuna fame. Qui sotto suonano la musica di RDS, quella che ascolta Little Boss, una musica fatta di poche note, frasi veloci, un ritornello che ha poco senso ma che ti entra nel cervello. Abbiamo la sagra del pesce azzurro: peccato che il mare da qui sia lontano almeno 40 minuti di macchina…

Inizia il periodo delle sagre di paese ed io, che sto proprio in centro, mi prendo tutta la musica da balera e le barzellette su Pierino: ma sul serio?

Ok, ok, colpa mia che sono asociale, direte, e che non vado a magiare il baccalà fritto e, dopo, a ballare in piazza.

È che sono nervosa e la mattina mi sveglio con un senso di angoscia.

Sarà che sono quattro giorni che Little Boss è malata e, come per ogni cambio di programma improvviso, si scatena un putiferio con il mio ex. Sarà che continuo a dormire male.

Stanotte ho sognato lo Shogun.

Io pagherei a sapere perché diavolo devo sognare quello che voglio dimenticare, pagherei a sapere perché il mio subconscio è tanto stronzo. Appena si prospetta un attimo di panico dovuto ad altri pensieri pesanti, eccolo lì, lui, il subconscio, a rompere i coglioni aggiungendone altri.

Ma un po’ di normalità no?

Nella rosea banalità di ogni giorno si insinuano piccole cose di poco conto, magari un riferimento al Giappone fatto da un cliente, un foglietto che esce da un cassetto, una suoneria sentita per la strada identica alla sua, una maledetta canzone, addirittura un articolo intero su un libro che mi ha regalato in una rivista: maledizione. E tutto nel giro di 48 ore. Poi ci sta che sogni di lui, no?

In realtà credo di non aver sognato per anni. Ovvero. Non mi davano quel fastidio tale da doverli ricordare.

Ma quando ero bambina facevo un sogno ricorrente, un sogno terribile che poi ho fatto di nuovo da adulta, qualche anno fa.

Sognavo di rincorrere un bambino per tutta casa (la mia vecchissima casa dove sono nata) e alla fine riuscivo a prenderlo sul piccolo balcone. Solo che, appena lui mi vedeva, si accucciava in un angolo e iniziava a bucarsi il braccio con un’unghia, e il suo braccio era come di carta e lui faceva buchi neri e profondi.

Ho fatto di nuovo quel sogno pochi giorni fa.

I sogni ricorrenti mi fanno venire i brividi, a voi no?

Ormai questo è diventato il mio sogno simbolo. Ma simbolo di cosa non saprei…

E altrettanto spesso di lavorare. E va da sé che se me lo ricordo c’è qualcosa che va a finire in merda: troppi clienti tutti insieme, assenza del personale, assenza di tovaglie, piatti, bicchieri. Come se i miei sogni volessero creare solo distanze: dall’amore, dal bambino, dal lavoro.

A volte la mattina mi guardo un vecchio libro, un libro dalle pagine ingiallite che ho conosciuto in casa mia fin da sempre. Spiega i sogni e svela il futuro. Non ci azzecca mai. Ma guardarlo è un’abitudine, come una tradizione.

A volte la mattina prendo solo il caffè. Guardo il muro della follia, pieno di post-it sul romanzo che ancora non ho scritto, negli spazi vedo un fantasma di me stessa. Vedo le strade che non ho percorso. Vedo le paure che ho avuto, quelle che ho ancora, cerco di liberarmene, le spazzo via dalla parete.

Ci provo sempre a partire positiva.

Solo che le notti a volte non mi lasciano scampo.

E non mi lascia scampo nemmeno il tizio qui sotto che mette Rino Gaetano…

È proprio ora di tentare di dormire…

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12 pensieri riguardo “Maledetti sogni…

  1. Scusa, forse mi sono persa qualcosa, ma lo shogun non era quello che tre giorni prima era l’uomo perfetto, settimo cielo, umore alle stelle, funziona tutto che meglio non si potrebbe, sono innamorata pazza, sono la felicità fatta persona e tutti mi dicono che me lo si legge in faccia…

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    1. Era lo shogun, meno di due mesi fa:
      Ho passato un bellissimo weekend con qualcuno venuto dal Giappone apposta per me. Il mio capo mi ha detto che si vedeva che ero felice, avevo una luce speciale. Ed è così. Lo Shogun mi rende felice, cazzo. Tutto con lui assume una colorazione diversa, mi fa pensare Allora esiste davvero, esiste sul serio essere felici! E tutte quelle cose lì. qui

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    2. Ohhh, allora non sono l’unico a non capirci più una mazza… Io lo dicevo che starti dietro è un casino… Adesso ti metti lì con calma e ci fai una cronistoria di:
      uomini,
      giapponesi,
      shogun,
      samurai,
      kamikaze,
      spazzini,
      amici speciali,
      ex,
      rini gaetani e mengoni…

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      1. Amici atipici, teste di legno. E dello shogun tutte le fasi: quella del settimo cielo, quella tre giorni dopo dell’ultimo girone dell’inferno, quella altri tre giorni dopo del secondo settimo cielo, quella in cui vuole solo dimenticare che esiste… Più tutte quelle che non so perché non le ha dette ma ci sono, oh se ci sono!

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  2. Sta iniziando il periodo dell’anno che odio di più in assoluto, a pari merito con le vacanze natalizie, e con quelle pasquali, e con ogni altro maledetto ponte festivo, e con tutti i fine settimana da qui alla fine del mondo.
    Finché il sogno rimane tale, è un conto: il problema è quando, con gli occhi aperti, cerchi di continuarlo.

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