Un sabato come tanti, un caffè a lato della tastiera, un maglione caldo (vabbè, sorvoliamo su questa ignominia, io che già volevo indossare t-shirt e calzoncini, li sento lassù nelle scatole, i miei vestiti estivi, tutti a brontolare come me), mille pensieri ancora confusi che fanno faticare il piccolo neurone solitario.
Mi sono presa tre ore per me, una cosa che faccio di rado quando si tratta di Little Boss, quando sta con me sta con me, dico sempre, e non è che quando sta con me e io voglio stare da sola lei mi sia di particolare distrazione, ma avevo bisogno di rimodellare queste quattro mura in solitudine, rimodellarle nella mia testa, cancellare tutte quelle brutte immagini che ci si erano appiccicate una settimana fa, un po’ come dare una mano di vernice metaforica. Perché io, qui, ci devo vivere, e queste pareti devono sempre ricordarmi momenti felici, devo poter guardare un quadro e ricordarmi il bel momento in cui mi è stato regalato, devo poter entrare nel letto pensando a quando ci sono stati gli abbracci e non le lacrime. Per fare questo ci vuole molta concentrazione. E forse un buon pennello. Anche a ridipingere ho imparato in questo ultimo periodo.
Il lavoro è stato fruttuoso. Ho pulito lo specchio cercandomi e mi sono vista, laggiù, un po’ opaca, ma sempre io. E la casa intera ha sorriso, come solo lei sa fare quando torno da lei. Ho capito che eliminare (il primo istinto della fase cianurotica) non serve a nulla, bisogna imparare a guardare di nuovo, in modo nuovo, cambiando sempre lato, senza farsi sopraffare della voglia di crearsi troppe certezze, perché nella vita non ci sono mai certezze, soprattutto su noi stessi.
Nel frattempo la vita sembra essersi rallentata, anche il lavoro è più lento, chissà, forse l’Universo ha capito che avevo bisogno di una pausa. Capitano cose alquanto comiche, come TDL che mi scrive messaggi per consolarmi del mio grande dolore (che ha intuito credo dagli occhi gonfi e le mani tremanti di domenica), mi chiede cosa è successo, scrive Puoi parlarne con me se vuoi, e certo che non lo farò, mi viene da ridere al solo pensiero. Ho accettato un caffè, mi fa tenerezza il modo in cui si preoccupa per me, mi chiedo quanto abbia davvero capito quello che c’è stato tra noi, a questo punto, ma non me ne preoccupo più. Mi sono preoccupata di essere vista, vista davvero, da troppe persone. Ora non me ne frega più nulla, non voglio preoccuparmene più, voglio preoccuparmi di coloro che restano nella mia vita perché vogliono farlo. Perché siamo l’uno per l’altro valori aggiunti. Ed essermi tolta questo pensiero mi alleggerisce, sono stanca di spiegarmi a chi non può sentire, sono stanca di smanaccare di fronte a chi non può vedere. E allora sì, parlerò con TDL delle mille cose che lui vuole sentire da me, come sempre, dei miei progetti, delle mie idee, lui si ricaricherà di stimoli, che poi è quello che vuole, io mi svuoterò un po’ dai pensieri inutili, ma non tenterò più di spiegarmi davvero.
Tra poche ore arriverà l’unica persona che non ha bisogno di nulla per vedermi, nemmeno vedermi fisicamente. Dopo i mesi a studiare la magia in mezzo ai folletti sarà Ale, come sempre, a ricaricarmi l’anima.
E io non vedo l’ora…
E ricorda, per dipingere una grande parete non ci vuole un pennello grande, ma un grande pennello… 😁
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Questa battuta l’avevo scritta io. Poi l’ho tolta per porgerti il servizio Wal… sono stata lungimirante?
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Sapevi che non avrei resistito…
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