Ode a Tarta

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O Tarta dal carapace  variopinto, 

O amica di ben cinque anni; 

O di fugaci raspate artefice: 

a te dedico questa ode: 

che tu riposi in pace

Là dove ho posato il tuo corpo ormai immobile:

Dentro una busta della Coop, 

Accanto a un mandarino ammuffito.

(A Little Boss dirò però che

Ti ho sepolta sotto la grande quercia,

Sotto casa,

Che lei ha un grande culto dei morti

Nemmeno fosse un’egiziana del 2000 a.C)

Non sono stata come quella stronza di Babette,

Non ho mai fatto di te una zuppa,

Ma si vede qualcosa è andato storto lo stesso

Sarà stato il Grande Freddo? 

Forse ti ho affamata?

Non ho mai saputo nulla di te

Non eri molto loquace, va detto.

Ma mi tenevi compagnia

In quelle sere d’estate

Raspando senza soluzione di continuità 

Nella tua vaschetta azzurra.

Lasci un caro compagno, Raschio

Che certo sentirà la tua mancanza

Non potrà più salire sulla tua schiena

Come sempre faceva,

Non potrà più rubarti i gamberetti liofilizzati

Sarà un duro inverno per lui, poveretto.

Ci rivedremo, un dì

Tra le nuvole celesti

Lassù…

Ma forse è più probabile in discarica.

(Con le tartarughe ho chiuso: il prossimo animale sarà di pezza)

 

16 pensieri riguardo “Ode a Tarta

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